Un viaggio nella storia del tram Carrelli che diventa pezzo da museo

L’emblema della città di Milano sarà protagonista dal 25 gennaio delle collezioni del padiglione ferroviario del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Porta Vercellina. È anche diventato un’opera artistica di oltre duemila mattoncini Lego, esposta nel quartier generale della multinazionale, a Billund in Danimarca.

Roma – Il viaggio dell’intramontabile tram Carrelli è un tour storico nella vecchia Milano che arriva ai giorni nostri senza tempo. Lungo un secolo, prodigio meneghino che diventa tendenza e si trasforma in un pezzo da museo, il tram ‘Milano 1928’ ha solcato in questi giorni le strade cittadine partendo dall’Officina Generale Atm di via Teodosio, per poi trovare la sua nuova dimora in via San Vittore, integrandosi ufficialmente nelle collezioni del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia a Porta Vercellina.

Dal prossimo 25 gennaio sarà possibile visitare lo storico tram nel padiglione ferroviario del museo, accanto ad altri simboli del trasporto urbano e interurbano come l’Omnibus a cavalli e il Gamba de Legn. La new entry consolida la collaborazione tra Atm e il Museo nazionale Scienza e tecnologia. Ma la storia del tram dal fascino vintage è popolare anche all’estero. Tanto che è diventato un’opera artistica di oltre duemila mattoncini Lego, esposta nel quartier generale della multinazionale, a Billund in Danimarca.

Il tram Carrelli esposto al Museo Lego in Danimarca

La versione Lego della vettura è stata assemblata nell’Officina Generale di Atm, dove ogni giorno i 125 tram ancora in circolazione vengono restaurati, revisionati e dotati di sistemi moderni. Luca Petraglia ha lavorato sotto la supervisione e la consulenza dei tecnici Atm che hanno collaborato con il Lego artist per rendere il Carrelli fedele all’originale, per poi portarlo in Danimarca. Il tram storico simbolo di Milano rappresenta ora tutta l’Italia, insieme alla torre di Pisa e al Ponte di Rialto, nel museo Lego. Non solo, il mezzo preferito dai milanesi non circola solo nel capoluogo lombardo, ma si può vedere nella strade di San Francisco, in Australia, a Melbourne, esposto in un museo a Sydney, e ha circolato anche a Bruxelles e Francoforte.

La nascita delle ‘1928’, chiamate anche ‘Vetture a carrelli’, è la creatura della grande riforma tramviaria di Milano. La decisione di puntare su questi fortunati tram fu presa per ridurre i costi di esercizio e i tempi di percorrenza, aumentando allo stesso tempo la capacità di trasporto. L’ordine per la progettazione di due prototipi fu data alla Carminati & Toselli che, nel giro di pochi mesi, alla fine del 1927, li consegnò all’Azienda Tranviaria. Il successo fu immediatamente chiaro, anche in considerazione del notevole salto di qualità rispetto alle vetture circolanti allora e la sperimentazione, che continuò fino all’estate del 1928 diede il via all’ordinazione di 500 vetture che vennero completate nel 1930.

Una immagine del tram storico 1503

Lunghe 13,89 metri compresi gli organi di aggancio, le vetture hanno la cassa in struttura metallica chiodata con una larghezza di 2,35 metri e le porte sono ad antine ripieghevoli a comando pneumatico. I motori di trazione sono quattro, uno per ogni asse, da 21 kW e consentono di raggiungere una velocità massima di 42 chilometri orari. Ma come è cambiato nel tempo il gioiello della mobilità meneghina? In origine tutte le vetture disponevano unicamente delle porte centrali e anteriori ma in seguito, tra il 1931 e il 1936, vennero dotate di una semiporta posteriore per favorire l’incarrozzamento soprattutto al salottino fumatori in coda alla vettura.

All’inizio la capienza era di 125 passeggeri, dei quali 31 seduti, mentre oggi ha 130 posti, dei quali 29 seduti. Tra tutte le vetture a carrelli facente parte del parco ATM di Milano, una è particolarmente interessante, la 1503. È la prima carrelli di serie nata nel ‘29 in seguito a due prototipi presso gli stabilimenti Tecnomaso Brown Boveri di Milano. Andata in pensione a metà degli anni ’90, nel 1996 è stata riportata allo stato d’origine con la chiusura della terza porta e il ripristino della cromia giallo e crema venendo inoltre affidata alle cure delle Officine Generali del Teodosio per il riarredamento interno e il rifacimento dei legni. Un lavoro magistrale che l’ha fatta diventare unità storica.

I tram ne hanno viste e passate tante: durante la seconda guerra mondiale, molti subirono diversi danni causati da bombardamenti e incendi. È il caso del numero 1624 che venne completamente distrutto da una bomba, mentre gli altri furono riparati e rimessi in circolazione. Oggi nella Milano del 2024 il gioiello della mobilità meneghina non è passato di moda, anzi fa sempre tenedenza. Lo scelgono per cene romantiche, party e addirittura per sfilate e eventi di moda durante la Milano fashion Week. Per lui il detto ‘C’era una volta’ non esiste.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa