Donne al lavoro, i pregiudizi di genere sono ancora una zavorra

Una carriera “al femminile” risente di criticità superiori a quella dei colleghi maschi. E il passare dell’età rende l’uomo affidabile e la donna…anziana!

Roma – Criticate a prescindere! Donne e lavoro un rapporto sempre conflittuale. Oltre a ricevere stipendi più bassi dei colleghi maschi pur ricoprendo pari ruolo, sono vittime di una serie di critiche che esulano da loro stesse. Numerose ricerche hanno dimostrato che esiste una vera e propria scala di criticità, che comprende: stile comunicativo, accento, conformità di genere, corporatura, età, attrattiva. Inoltre, è come essere condannate al patibolo quando entra in scena la maternità: un’ipotetica gravidanza blocca la carriera. Sembra la stessa sorte del protagonista della canzone “Pietre”, portata al successo da Antoine al Festival della canzone di Sanremo del 1967, che recitava pressappoco così: “Tu sei buono e ti tirano le pietre.

Sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai sempre pietre in faccia prenderai.” La stessa condizione che si trovano a vivere le donne. Qualunque cosa facciano sono sempre disapprovate. Uno studio dell’ ”Harward Business School” ha evidenziato ben trenta tratti della personalità fondati sull’identità utilizzati, sul lavoro, contro le donne. La ricerca ha riguardato quattro settori a forte presenza femminile: sanità, istruzione, diritto, organizzazione no-profit. Ebbene, è emerso sempre lo stesso ritornello: le donne erano sempre al posto e al momento sbagliato.

Donne al lavoro: una sfida impari

Ad esempio, l’età incideva sulla carriera a seconda dei momenti. O troppo giovani per specifici ruoli, o troppo vecchie. Non andavano mai bene, a prescindere. Inoltre, l’età assume un diverso valore se appartiene al genere maschile o femminile. Come nel caso di medici di una certa età, se maschi sono considerati leader affidabili, se donne troppo anziane. Una professionista a cui viene riferito di essere troppo giovane per la promozione, potrebbe pensare che col tempo arriverà la sua occasione. Solo che sarà troppo tardi: è già anziana! Sempre “fuori condizione”. Secondo le autrici dello studio i pregiudizi di genere sono talmente imponenti che rappresentano la spinta propulsiva da cui nascono le critiche contro le donne.

Anche razza, etnia, colore e nazionalità incidono, ma in maniera differente. Durante lo svolgimento dello studio sono emerse micro aggressioni sul posto di lavoro a donne nere, mentre una donna medico filippina ha dichiarato di essere sempre scambiate per un’infermiera. La stessa Harward Business School ha presentato una ricerca riguardante delle donne dirigenti in tutto il mondo. Alla precisa domanda in quale periodo della loro carriera hanno dovuto scontrarsi con notevoli preclusioni e discriminazioni di genere, metà del campione ha risposto: “A metà carriera”, ovvero intorno ai 40 anni. Facendo un’analisi comparata con altre ricerche è stato evidenziato che i pregiudizi, a questo punto dell’esperienza lavorativa, fanno tutt’uno con quelli subiti all’inizio. In questa fase, le donne venivano meno considerate rispetto ai coetanei maschi che si aspettavano che svolgessero più “lavori domestici” in ufficio. Insomma la situazione non muta mai.

Pregiudizi e discriminazioni restano un ostacolo nella carriera

All’inizio, a metà o a fine carriera, sempre pietre in faccia prenderanno, come il protagonista della canzone di Antoine. Il problema è atavico, fa parte della genesi strutturale delle società capitalistiche e non. Malgrado i progressi della legislazione sociale a favore delle donne, la situazione è quella che è. Coloro che parlano bene usano, come un refrain, la locuzione “la rivoluzione dev’essere prima culturale”. Ora rivoluzioni di questo tipo sono complicate per i maschi, con l’unico neurone che si ritrovano e che funziona pure male!

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