Tre statue romane restituite al pubblico: a Milano in mostra la “Bellezza salvata”

Inaugurato nella sede della Soprintendenza l’allestimento permanente dei reperti, sottratti dai carabinieri TPC al mercato antiquario illecito.

Milano – Stavano per finire illecitamente sul mercato antiquario, ma i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza li hanno scovati in tempo e così da oggi possono essere ammirati da tutti, restaurati ed esposti a Milano in Palazzo Litta, nella sede della Soprintendenza.

A inaugurare l’allestimento permanente dei reperti, tre statue romane di squisita fattura, c’erano Francesca Furst, Segretario Regionale del Ministero Italiano della Cultura per la Lombardia, la Soprintendente Emanuela Carpani e il tenente colonnello Claudio Sanzò, che hanno illustrato l’ennesimo successo della stretta e costante collaborazione tra i militari del nucleo monzese e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano: un’azione tesa a fermare, vigilando sul territorio e sui canali commerciali, la dispersione del nostro patrimonio archeologico sul mercato illegale, alimentato dagli scavi clandestini.

La mostra, intitolata non a caso “La bellezza salvata”, vede protagoniste tre sculture, un’Afrodite e due teste maschili, di grande interesse storico-artistico e iconografico.

L’Afrodite accovacciata

La statua di Afrodite raffigura la dea dell’amore purtroppo priva della testa, del braccio destro e dell’avambraccio sinistro. Si tratta di una replica in formato ridotto, probabilmente databile al II secolo d.C., di un originale in bronzo di età ellenistica (III-II secolo a.C.) tradizionalmente attribuito allo scultore Doidalsas di Bitinia, citato da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia (libro XXXVI, 35). La divinità è raffigurata completamente nuda e accovacciata, nell’atto di farsi il bagno: le donne greche erano infatti solite lavarsi dentro piccole vasche, aiutate dalle ancelle che rovesciavano loro addosso l’acqua.
Questo modello statuario conobbe una grande fortuna in età romana, quando ne furono realizzate numerose repliche destinate principalmente all’arredo di edifici termali e residenze private, soprattutto di Roma e dell’Italia centrale. E proprio da qui potrebbe forse provenire anche questo esemplare.

Il presunto ritratto dell’imperatore Antonino Pio

Altrettanto interessanti risultano le due teste maschili. La prima, a grandezza naturale, raffigura un personaggio con la barba di età matura, il volto segnato da rughe che accentuano la gravità dell’espressione, mentre la barba e i capelli sono resi con un impiego diffuso ma controllato del trapano, che ne disegna con cura la composizione a riccioli compatti.
I tratti caratteristici del volto e la particolare resa stilistica di barba e capigliatura consentono di datare l’opera ai decenni centrali del II secolo d.C. e inducono a riconoscere in essa il ritratto di un personaggio in vista dell’età degli imperatori Antonini. Anche se non vi è piena corrispondenza con i tipi ritrattistici noti del sovrano, è possibile che si tratti dello stesso fondatore della dinastia, Antonino Pio, che fu imperatore tra il 138 e il 161 d.C. La testa doveva verosimilmente appartenere a una statua celebrativa oppure essere in origine montata sopra un busto.

La testa del “barbaro”

La seconda testa, invece, raffigura il volto di un uomo con barba e folti baffi, in dimensioni leggermente superiori al vero. La particolare resa stilistica dei dettagli fisionomici sembra suggerire una datazione pieno II secolo d.C. Difficile se non impossibile identificare il soggetto ritratto, che va forse inteso come un “tipo” umano piuttosto che come un personaggio specifico. Il caratteristico trattamento della capigliatura, composta da lunghe ciocche lisce che scendono ai lati del capo, induce a riconoscervi la generica rappresentazione di un individuo di origine orientale. La testa potrebbe quindi rappresentare, con molta probabilità, un “barbaro” prigioniero.

La mostra è visitabile presso Palazzo Litta, in Corso Magenta 24. Per informazioni: 02.86.313.290.

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