Il sindaco condannato scatena reazioni e polemiche. Le stesse di sempre.

Quando la condanna riguarda un esponente di destra, a sinistra esplodono dissenso e richiesta di dimissioni, viceversa accade la stessa cosa. Un’alternanza che mina la fiducia dei cittadini nella politica, ormai ridotta ad avanspettacolo.

Roma – La credibilità e la fiducia in politica sono elementi indispensabili per essere legittimati dal consenso popolare. La condanna del sindaco di Sarno, per esempio, lascia un alone opaco e sinistro per il silenzio ferragostano del Pd e del M5s, sempre in prima linea per giudicare e fare la morale agli avversari politici semplicemente indagati. Si dovrebbe, in tal modo, gridare allo scandalo quando un amministratore ed un primo cittadino, in particolare, viene condannato in via definitiva. Questo si aspetterebbe, per coerenza, il popolo della sinistra, ma non sempre è così, soprattutto quando il primo cittadino condannato è di centrosinistra e del Pd in particolar modo.

Così succede l’imprevedibile e cioè che siano esponenti del centrodestra ad invocare le dimissioni. La auto-difesa del sindaco non si fa attendere:

Giuseppe Canfora e Bruno Di Nesta

“Il motivo di tanto clamore è che non sapendo come battermi nelle urne, cercano di eliminarmi in altri modi. Io sono un uomo, un marito, un padre, un nonno, un medico e un sindaco. Non sono un criminale”. Così si è espresso il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, commentando le motivazioni dei giudici della Cassazione che hanno confermato la condanna a due anni – insieme al manager Bruno Di Nesta che ha incassato la pena di 1 anno e 4 mesi – per le pressioni sulle nomine al Consorzio Asi fatte quando era presidente della Provincia di Salerno. Edmondo Cirielli, vice ministro agli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, invece, invoca le dimissioni a causa del silenzio assordante del Pd.

“Sono un garantista vero ma, francamente, un sindaco di una città condannato in via definitiva a due anni di galera per tentata concussione che resta al suo posto come se nulla fosse avvenuto – afferma Cirielli – è un pugno nell’occhio di chi intende la politica come impegno e dovere civico. La concussione è il reato più odioso, perché è una sorta di estorsione commessa da un pubblico ufficiale. Dalla Schlein e dal Pd un assordante silenzio sulla vicenda del pregiudicato sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora; silenzio che stride con la chiassosa sceneggiata che fu montata dallo stesso Partito Democratico in occasione della vicenda Montaruli, nella forma e nella sostanza meno grave, che con senso civico rassegnò le dimissioni da sottosegretario.

Edmondo Cirielli

Questa la storia e le battute al vetriolo della sinistra e della destra. Ogni commento è veramente inutile, per le facili argomentazioni che si potrebbero ricavare da un evento del genere. Giudicare, in effetti, è la cosa più facile al mondo così come fare la morale ad altri, senza vedere dentro sé stessi e la propria community politica. Però ciò non sempre viene percepito, pertanto anche se è inutile soffermarsi, è opportuno riflettere sull’atteggiamento presente che caratterizza l’opposizione attuale sempre pronta ad invocare dimissioni e sfornare richieste di sfiducia per gli altri, a differenza dell’oblio dominante in casa propria. Insomma, due pesi e due misure, che fanno perdere credibilità ed autorevolezza.

In questo caso, stiamo attenti, non si sta parlando di un indagato che ha diritto al suo processo e tutti i gradi di giudizio per appurare la verità processuale, ma di condannato in via definitiva. Quindi, il discorso non va distorto e generalizzato. In ogni caso, nessuna ulteriore condanna si vuole imprimere, da queste colonne, ma soltanto far “brillare” la stella ferragostana dell’incoerenza oppure del rinsavimento di un partito che non sempre ha combattuto con le armi della politica, ma della trasversalità delle storie personali per costringere alla resa sia l’avversario che il “compagno”. Questa storia potrebbe essere un bel momento di riflessione, soprattutto interna, non di certo un ulteriore giudizio di moralità verso la persona condannata.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa