Senza Berlusconi la Sinistra non “balla”

Nel mondo politico italiano, molti, anzi moltissimi credevano che, una volta “sbarazzatosi” del Cavaliere, si sarebbero goduti indisturbati il panorama. Niente da fare. L’ombra di Berlusconi li inghiotte ancora e la Sinistra fatica a trovare un senso al proprio opporsi al governo Meloni. Il detto recita: quando il gatto non c’è, i topi ballano. Ma è davvero così?

Roma – La politica italiana da anni si interroga sul post Berlusconi. Che cosa sarebbe accaduto una volta passato a miglior vita il fondatore di Forza Italia? Sarebbe scomparso lo stesso partito, basato sulla sua forte personalità? Oppure si sarebbe sciolto lentamente per mancanza di certi attori principali che tutti conoscono solo perché erano saliti in tempo sul carro del vincitore annunciato dai sondaggi di ogni tipo e qualità?

Oltretutto la lenta consunzione del partito berlusconiano in che modo avrebbe influito sull’intero centro destra, pendente sempre più a destra che al centro? Le prospettive e illazioni di allora, ora sono realtà storica con tutt’altre declinazioni. Tante le domande, interessate, preoccupate, speculari a una trasmigrazione bloccata in tempo da Meloni, ma sempre riguardanti la vitalità o meno del centrodestra, azzoppato adesso dalla sua assenza.

Anche se, per onore di cronaca, Forza Italia non aveva più i numeri per essere determinante come lo era una volta. Chi non celava soddisfazione perché la scomparsa di Silvio Berlusconi avrebbe recato danni al centro-destra, a palazzo Chigi, al governo, si è dovuto prontamente ricredere di fronte allo sfascio in cui si crogiolano le opposizioni impegnate a sbriciolare ancor più consensi ed entusiasmo. Imprevedibile che nel Pd, Elly Schlein continui a difendersi dai tanti guai a lei provocati da coloro che non tollerano, dall’intrufolata fuori tempo massimo, una ripulsa del riformismo che bene o male aveva sempre avuto consistenza al Nazareno.

Insieme ai tanti scetticismi la segretaria, peraltro, deve patire le critiche per l’abbraccio con Giuseppe Conte, sbalestrato a sinistra in funzione antioccidentale e in concreto anti Ucraina. Insomma, senza Berlusconi, è più la sinistra a risentirne, in quanto quasi ogni politica dem è stata basata in chiave anti berlusconiana ed oggi antifascista. Tanti, infatti, gli esponenti di sinistra che hanno fondato sull’anti-berlusconismo la propria esistenza politica.

L’identità politica di Giuseppe Conte sarebbe in discussione

Venendo meno la figura del Cavaliere, le armi sono più spuntate, con vero disequilibrio e crisi di nervi. Adesso tocca, a tutti i parlamentari, andare a studiare realmente ogni dossier per poterlo criticare o esaltare. Prima era sufficiente basarsi su quanto affermato dal leader forzista e contestarlo “a contrariis” per costruire una narrazione. La linea di fuoco sul fascismo, in termini culturali, virali, strategici, su alcuni esponenti del governo Meloni è partita da tempo, sempre con lo stesso cliché dell’anti berlusconismo di trentennale memoria.

Qualche attento osservatore politico ritiene che: “trionfa, nel centro-sinistra, una miscela di pacifismo anti occidentale; di anti berlusconismo; si polemizza sul fascismo come se esso fosse attuale quale l’arrivo dei Longobardi; di anti capitalismo travestito da difesa dell’ambiente; di pauperismo; di giustizialismo. Tutti argomenti che sono ghiotti motivi per spianare maggiormente il cammino al centro-destra. Quel che appare sempre più evidente è che la mancanza di un leader come Berlusconi è più sofferta dalla sinistra che dalla destra, anche se Meloni è il nuovo bersaglio su cui concentrarsi.

Il cuore pulsante della sinistra avrebbe eletto Bonaccini

Vi è, in ogni caso, un tentativo di logoramento della nuova inquilina del Nazareno, vista come una intrusa in quanto eletta solamente dal popolo variegato delle primarie e non dalla base dem che aveva scelto Bonaccini.

Detto questo, non si comprende, viste le reazioni dei sostenitori della linea Schlein interni al Pd, perché il partito con questa nuova legittimazione che proviene dai sostenitori della sua mozione, è contrario all’elezione diretta del Premier? Perché, in sostanza, nel caso di Schlein si è in una nuova stagione, mentre se si parla di elezione del presidente del Consiglio sembra una ipotesi azzardata? Coerenza imporrebbe che la proposta venisse portata avanti proprio dai dem e non solo da Meloni. Primarie docet! Una provocazione? Forse! In ogni caso un pasticcio, che confonde ulteriormente le idee.

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