Il lavoro agile, entrato definitivamente nelle case degli italiani “grazie” alla pandemia, torna alla ribalta con la legge di conversione del decreto Lavoro. Oltre alla proroga per i soggetti fragili nuove direttive per i genitori che hanno figli sotto ai 14 anni, per loro la data di chiusura è spostata al 31 dicembre 2023.
Roma – Sembrava si fossero perse le tracce dello smart working, insieme al virus ormai diluito del Covid; invece, ancora vengono coltivati i semi di un lavoro che può essere svolto anche da una postazione alternativa alla scrivania di un ufficio. Tant’è che può essere svolto fino a fine anno, ma non per tutti. Tra le novità introdotte durante i lavori parlamentari al decreto lavoro c’è la proroga dello smart working fino al 30 settembre per i lavoratori fragili, pubblici e privati, e fino al 31 dicembre per i genitori di figli under 14 nel privato.
L’iter riguardante la legge di conversione del decreto lavoro, approvato dal governo il primo maggio e in via definitiva dal parlamento giovedì 29 giugno, si è completato. La proroga è arrivata con un emendamento al decreto lavoro, che riguarda sia il settore privato che la Pubblica Amministrazione. Le categorie interessate sono sempre due: i lavoratori fragili e i genitori che hanno figli sotto ai 14 anni.
Nella formula di impiego, però, ci sono comunque diverse zone d’ombra. Per esempio, chi soffre di alcune patologie particolarmente invalidanti ha diritto a lavorare da casa, a prescindere dal parere del datore di lavoro, tanto da prevedere anche un eventuale cambio di mansione pur di attivare lo smart working, ma senza demansionamento né riduzione dello stipendio.
Le persone con figli under 14, invece, devono rispettare altre regole, come a esempio il fatto che l’altro genitore non può essere disoccupato o percepire qualche tipo di sostegno al reddito. In particolare, per quanto riguarda questa seconda categoria, si ha diritto allo smart working solo se ci sono tutte queste condizioni:
1) bisogna avere un contratto da dipendente nel settore privato e almeno un figlio di massimo 14 anni; 2) nel nucleo familiare non deve esserci un altro genitore che beneficia di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa; 3) l’altro genitore non può non lavorare; 4) la modalità di smart working deve essere compatibile con le caratteristiche del lavoro svolto.
Per tutti gli altri lavoratori, invece, serve un accordo formale scritto con il datore, che può decidere se accettare o meno la richiesta. Insomma, non è più possibile raggiungere un’intesa tramite una comunicazione informale, così come accaduto durante la pandemia di Covid, grazie alla deroga che prevedeva lo smart working agevolato. Così, dal 1° settembre 2023 tornerà in vigore la disciplina ordinaria, come prevista dal decreto legislativo 81 del 2017.