Alla ricerca dell’equilibrio politico perduto

Siamo nell’era post Berlusconi eppure il quadro politico italiano non sembra godere di ottima salute. La Sinistra balbetta, il Centrodestra cerca il decollo definitivo e il resto dei satelliti restano fermi a guardare. A chi la prossima mossa?

Roma – Equilibrio politico cercasi. La storia continua e si ripete, sperando però che l’esperienza diventi un valore aggiunto. C’era forse un eccesso anche nei partiti di prima. Partiti che ora rimpiangono per la cultura e la passione che venivano profuse dai politici di un tempo passato. Ma non troppo.

Non dimentichiamo, che appena pochi anni fa erano finiti sul banco degli imputati, quegli stessi uomini e donne di cui si prova un certo rimpianto, perché troppo ingombranti, carichi di pretese, incombenze ed anche offuscati da costi di apparati eccessivi. Reti clientelari che accudivano l’elettorato, con l’ambizione di forgiare la vita del paese fino al più minuscolo dei dettagli. Insomma, tutto ciò aveva finito a lungo andare per oscurare la loro funzione di raccordo tra la società e il potere.

Così, si è entrati a passo incerto ma risoluto in quel territorio disordinato che è stato battezzato “seconda repubblica”. Un territorio che Berlusconi, e non solo, ha coltivato per un verso e maltrattato per un altro verso. Già, perché la disputa intorno alla sua figura, così appassionata e così sopra le righe, da una parte e dall’altra, ha finito a sua volta per arroventare un clima che si voleva più temperato allora che si stava finalmente uscendo dalle dinamiche della guerra fredda e delle dispute ottocentesche.

Dunque, un altro eccesso intorno a un uomo solo. Nel frattempo, aveva preso corpo il populismo, in mille varianti, anche di palazzo, per così dire. Che a sua volta ha reso incandescente il conflitto tra il popolo e le élite, tratteggiando nuove linee di frattura oltre a tutte quelle che erano state ereditate dal passato. Così, la condanna della politica di prima si è unita a una smisurata fiducia nelle risorse della nuova (anti)politica che ora ne prende il posto. Esagerando, una volta di più.

Le ultime manovre politiche non sembrano aver “superato” l’uscita di scena di Berlusconi

Insomma, tra mille divisioni e contraddizioni la politica si è trovata quasi sempre sopra le righe, fidando, anche troppo, nella propria capacità di risolvere i problemi e di conservare il consenso. In questo modo ha finito per suscitare aspettative a cui era assai difficile corrispondere, alzando fino al cielo l’asticella del salto su cui fatalmente le sarebbe capitato, prima o poi, di inciampare. Il peso delle delusioni, d’altronde, risulta sempre particolarmente oneroso.

Si tratta in altre parole di cominciare a relativizzare la politica, di spogliarla delle aspettative troppo messianiche di cui siamo soliti rivestirla, di non addossarle pesi che essa non è più in grado di portare in spalla. Di farla scendere per terra, in una parola. Rinunciando a pretese eccessive e provvedendo semmai ad amministrare con più accortezza sé stessa e il proprio paese. Certo, non si può concepire la politica senza passione, né ridurla a una sorta di arida funzione manageriale, questo no. Ma si può, e forse si deve, cercare almeno di volare all’altezza delle proprie concrete possibilità piuttosto che nella stratosfera delle proprie ambizioni irraggiungibili.

La politica del post Berlusconi attende ancora uno strappo

È probabile che il prossimo ciclo politico sarà affidato a chi saprà camminare meglio tenendo saldamente i piedi per terra. L’omelia dell’arcivescovo di Milano Delpini, per esempio, è sembrata che volgesse lo sguardo molto al di là del funerale di Silvio Berlusconi. Suonava piuttosto come un monito alla politica, a tutta la politica, affinché ritrovasse il senso del limite. Quel confine appunto che segna il passaggio tra il vivere la vita e viverla appieno, fino in fondo e magari anche sbagliando, per trovarsi comunque alla fine di tutto al cospetto di Dio.

Troppo banale leggere quelle parole solo alla luce della parabola berlusconiana. Semmai converrebbe considerare che tutta la politica, da molti e molti anni a questa parte, pratica la sua dismisura senza essere risolutiva ma solo contraddittoria. Insomma, chi poteva fare non ha fatto e non è cosa da poco.

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