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La buffa parabola di Ilaria Paolillo a Catania

La candidatura di Ilaria Paolillo in Sicilia in due Comuni diversi, con due schieramenti contrapposti, ha fatto molto discutere. Dopo tanto tuonar la dirigente del Partito Animalista Italiano ha racimolato la miseria di 3 voti complessivi nei due seggi.

Roma – Aveva suscitato grande attenzione il fatto che una dirigente del Partito Animalista Italiano si fosse candidata in due Comuni diversi e in liste contrapposte. Nel centrodestra e contemporaneamente nel centrosinistra. Ne era scaturito un caso politico che molti hanno etichettato come “opportunismo e trasformismo”. Stiamo parlando di fatti realmente accaduti durante le elezioni Comunali siciliane che si sono tenute il 28 e 29 maggio, nelle quali Ilaria Paolillo è stata candidata sia a Catania sia a Gravina di Catania.

Nella città del “LiotroPaolillo correva col centrosinistra, nella lista “Per Catania” a sostegno del sindaco Maurizio Caserta (che ha perso la sfida con Enrico Trantino), sostenuto da Pd, Verdi e Sinistra italiana e dal Movimento 5 Stelle. Au contraire, nella vicina Gravina, Paolillo ha deciso di correre per il centrodestra nella lista di Massimiliano Giammusso, esponente di Fratelli d’Italia, eletto per la seconda volta. La dirigente animalista e pluricandidata si era difesa affermando che il proprio partito è un “movimento post-ideologico e indipendente”. Ma se la linea e anche la strategia fosse stata quella di alimentare maggiore sensibilizzazione verso il rispetto degli animali e sollecitare interventi di tutela, recupero e cura della fauna selvatica, lotta al bracconaggio, di impegno in materia di protezione della fauna, non sembra che la sortita della candidata Paolillo abbia prodotto l’effetto desiderato.

I due manifesti elettorali per opposti schieramenti di Paolillo.

Questo nonostante la “pubblicità” scoppiata a causa della sua oscillazione a destra e a sinistra alle ultime Amministrative. Infatti a Catania nelle file del centrosinistra Paolillo ha preso 1 solo voto, mentre a Gravina nella lista “Sud chiama Nord”, con il centrodestra, ha ricevuto 2 voti. Risultati che parlano da soli. Peraltro se non fosse stato per l’eco della notizia riguardante la doppia corsa elettorale in Comuni diversi e schieramenti opposti, forse nessuno ne avrebbe parlato. La cosa strana è che non vi è stata alcuna comunicazione sul sito del Partito Animalista Italiano che pubblicizzasse la candidatura. O che attraverso manifesti si richiamasse l’attenzione delle rispettive cittadinanze sull’impegno che si voleva profondere, in Consiglio comunale, in caso di elezione.

Cade così nel vuoto ogni tentativo di coinvolgere quanti più elettori possibili e, se vogliamo andare oltre, di astenuti, verso le problematiche ambientali e zoofile. La politica è una cosa seria e come tale va trattata. Ecco, dunque, il sospetto che non essendoci stata alcuna politica divulgativa appropriata, si sia pensato che l’impegno dichiarato dalla candidata avesse altri obiettivi. Legittimi, ma assenti nel dibattito politico. La conseguenza è stata quella di ottenere un risultato peggiore del tentativo di “infiltrarsi” nelle liste. D’altronde appare incomprensibile anche “l’autorizzazione” che è stata data alla candidatura, da parte dei rispettivi candidati sindaci. Si ritiene infatti che costoro, almeno, dovessero condizionare “l’ospite”, cioè la candidata animalista, ad una campagna serrata in favore dei suoi ideali. Anche al fine di un ritorno elettorale.

I risultati delle consultazioni elettorali etnee.

Nulla di tutto questo è avvenuto, anche perché la ricerca spasmodica di candidati a volte fa prendere “granchi” che fanno male se non ci si accorge della loro presenza. Così è stato. Ora tutto è finito, ma un solo voto a Catania e due soli voti a Gravina di Catania fanno più rumore di un eventuale successo. Successo che sarebbe stato sbandierato su tutte le reti televisive non solo come un eccellente risultato elettorale, ma soprattutto come un invito ad uscire dalle ideologie per divenire maggiormente fluidi, evanescenti e oltre ogni confine del buon senso. Ad ogni modo… buona Festa della Repubblica.

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