La studentessa rumena trovata morta sul marciapiede non sarebbe vittima di un suicidio. Le ipotesi di omicidio o istigazione al suicidio potrebbero prende corpo con le nuove indagini corroborate da nuovi particolari trascurati nella precedente inchiesta ma non solo.
Reggio Calabria – Si torna a parlare della morte di Madalina Pavlov, 21 anni, la studentessa rumena ritrovata cadavere in strada il 21 settembre 2012. La ragazza era stata rinvenuta esanime sul marciapiede sottostante ad un palazzo di via Bruno Buozzi 12, nel centro del capoluogo calabrese. All’epoca dei fatti gli investigatori accertarono che la giovane era precipitata nel vuoto dalla terrazza dello stabile ovvero da un’altezza di circa trenta metri.
Sulle prime si parlò di suicidio ma le evidenze investigative, oltre ad una perizia del medico legale Antonino Osculati, portavano da tutt’altra parte ovvero in direzione di una presunta istigazione al suicidio se non, addirittura, di un omicidio. La studentessa di Giurisprudenza viveva a Reggio Calabria con la madre Agafia Gabriella Cutulencu, 62 anni e con la sorellastra Elena Sabadac di 45.
La giovane era appassionata di criminologia e studiava diritto con ottimo profitto. Durante il tempo libero si dedicava al volontariato in favore del disagio sociale e si manteneva lavorando in una pizzeria. Madalina era stata di turno ai tavoli sino alle 15 di quel maledetto giorno per poi incontrarsi con il suo fidanzato con cui sarebbe rimasta sino alle 17.45. Una volta da sola la ragazza avrebbe telefonato ad un’amica di Napoli alla quale confidava di volersi trasferire in Australia. Alle 19 la giovane non si presentava sul posto di lavoro e due ore più tardi, alle 21 circa, la poveretta giaceva senza vita sull’asfalto in un lago di sangue.
Subito i primi dubbi: che cosa sarebbe andata a fare Madalina in quel palazzo dove, apparentemente, non conosceva nessuno? Nel palazzo abitavano un giudice, un ginecologo ed altre persone e c’erano anche due appartamenti vuoti dunque chi avrebbe incontrato la giovane rumena in quell’edificio? Il corpo della studentessa era rimbalzato sul selciato dopo aver centrato il tetto di un’auto in sosta. Quel veicolo, come pare, venne portato subito alla rottamazione. Perché? Del resto per quale ragione la studentessa si sarebbe dovuta suicidare? Non solo non ne avrebbe avuto il motivo ma si stava preparando per esaudire il sogno della sua vita: trasferirsi in Australia. Dunque perché ammazzarsi? Di seguito venivano analizzate le tracce biologiche rinvenute negli slip della ragazza che, come sembra, avrebbe incontrato un uomo nel pomeriggio prima di morire, atteso il rinvenimento di Dna maschile.
Poi più nulla. Si inseguiranno le piste della prostituzione, quella di un paio di omicidi di romeni ritrovati nel bagagliaio di un’auto e quella relativa al coinvolgimento casuale della vittima in fatti di ‘ndrangheta. Nulla in concreto ma tanti depistaggi come alcuni strani messaggi lasciati sulla tomba di Madalina. Oltre ad una lettera anonima inviata all’avvocato romano Antonio Petrongolo di Roma, che in passato aveva assunto la difesa della famiglia della vittima. Un altro avvocato subì minacce per la famiglia e un attacco informatico e la giornalista Gabriella Lax, che bene aveva seguito il delitto di via Buozzi, si era vista squarciare le ruote della sua auto.
Un caso? Coincidenze? O paura che venisse fuori una scomoda verità? Da quasi 11 anni e senza soste chi si batte per conoscere le cause della morte di Madalina è la madre Agafia Cutulencu, che ha cercato in qualsiasi maniera di capire che cosa sia accaduto alla figlia:
”Non ho mai creduto al suicidio – dice Agafia – piuttosto me l’hanno ammazzata…Mia figlia aveva appena preso la patente e stava per partire per Sidney, per studiare lì. È impossibile che si sia uccisa. Voglio sapere la verità. Aiutatemi a scoprirla”.
Adesso qualcosa sembra muoversi nel verso giusto grazie agli avvocati Giuseppe Gentile, che assiste la madre di Madalina e Antonio La Scala che assiste Ionel Pavlov, padre della vittima:
”Per mezzo del sostituto procuratore Domenico Cappelleri – aggiunge l’avvocato Gentile – abbiamo presentato richiesta formale di acquisizione delle istantanee scattate da un satellite proprio quel giorno, all’ora del delitto…”.
Si parla anche di un testimone mai ascoltato prima e di una richiesta di avocazione delle indagini al procuratore generale: ”C’è un assassino a piede libero da dieci anni”, chiosano i legali. Chi ha ammazzato Madalina?