Nel tuo tempo è la rassegna artistica che ha visto protagonista il celebre artista scandinavo. Per 4 mesi il rinascimentale Palazzo Strozzi è entrato in simbiosi con le 20 opere. Protagonista: il visitatore
Firenze – Si è conclusa domenica scorsa 22 gennaio presso Palazzo Strozzi a Firenze la mostra Nel tuo tempo, dell’artista danese di origine islandese Ólafur Elíasson. La rassegna ha registrato uno straordinario successo con oltre 163mila visitatori dalla sua apertura, avvenuta a fine settembre. Si tratta della rassegna più ampia fatta dall’artista in Italia.
La mostra, come gran parte del lavoro di Elíasson, si basa su luci, spazio e tempo, immergendo l’edificio rinascimentale fiorentino in un tourbillon di colori, ombre e riflessi. Fondendo così le sue 20 opere con la struttura che le ospita. Interazione che si ripete tra le opere e il visitatore, parte integrante delle installazioni di Elíasson e che la modifica, rendendola ogni volta unica, attraverso la sua interazione.
L’aspetto portante quindi è proprio la trasformazione di un palazzo, simbolo dell’Umanesimo, attraverso sensi ed elementi come colore, luce, acqua. Ogni spettatore pertanto può, nelle opere, cogliere qualcosa di diverso in base alle proprie esperienze personali e al suo ventaglio percettivo. Una coreografia di cui ogni fruitore è parte attiva.
Elíasson accoglie subito il visitatore nello splendido cortile di Palazzo Strozzi, capolavoro di Simone del Pollaiolo, con la prima opera Under the weather: una struttura ellittica di 11 metri sospesa a 8 metri d’altezza in cui l’artista utilizza il cosiddetto “effetto moiré”, particolare fenomeno ottico che si crea quando due o più griglie vengono sovrapposte creando un effetto visivo particolare. Consente di riflettere su percezione e movimento, in relazione allo spazio che ci circonda. Mentre ci muoviamo nel cortile l’opera sembra infatti trasformarsi davanti agli occhi, interagendo individualmente e destabilizzando la percezione della rigida architettura ortogonale di Palazzo Strozzi.
All’interno le prime 3 opere si avvalgono della luce di faretti esterni alla struttura per mezzo dei quali proiettare verso l’interno i flussi luminosi filtrati, modificati e rinnovati grazie al passaggio attraverso le enormi vetrate, di cui emergono ataviche imperfezioni: Triple seeing survey trasforma così graffi e bolle impercettibili in enormi “difetti”. In Tomorrow, una luce proiettata attraverso le bifore di Palazzo Strozzi da un edificio posto sul lato opposto della strada, crea finestre colorate su uno schermo che divide in due la sala e consente di scorgere solo i piedi delle persone al di là dello schermo, e non si capisce come poterle raggiungere.
In Just Before Now, la luce dei faretti viene proiettata su specchi posti fuori dal palazzo. La luce rimbalza sugli stessi ed è proiettata di nuovo all’interno su uno schermo in cui, con l’ausilio di pellicole applicate sui faretti, emergono diverse tonalità cromatiche oltre a segni e imperfezioni del vetro. Altre due opere, Red Window Semicircle e Triple Window, utilizzano il medesimo sistema di illuminazione per creare esperienze visive cangianti a seconda del punto di osservazione.
Alcune sale mettono invece in risalto la potenza della luce e del colore che riesce a sopraffare sensi e percezioni. Con le opere Solar compression e la eloquente Room for one colour, Elíasson utilizza la luce gialla per neutralizzare tutti i colori e lasciando gli astanti a disporre visivamente solo di giallo, grigio e nero.
L’acme dell’esposizione si raggiunge con la spettacolare Beauty, in cui fasci di luce colorata brillano in una cortina di nebbia. Effetto questo creato dalla luce proiettata da un faretto posizionato secondo una specifica angolazione, che si rifrange e si riflette nelle gocce d’acqua, l’arcobaleno che si crea cambia a seconda della posizione di chi l’osserva.
Infine, la catalizzante Firefly double-polyhedron sphere experiment. Elíasson ci ha lavorato per anni. Si tratta di due poliedri complessi incorporati le cui facce sono realizzate in tonalità di vetro filtrante a effetto colorato iridescente, un materiale speciale che riflette la luce di un unico colore lasciando passare le altre tonalità. Mentre la forma interna ruota placidamente attorno all’asse centrale, le lastre di vetro policromo producono sfumature in continuo mutamento. Faretti LED montati sul telaio illuminano il centro della scultura e si riflettono attraverso gli interstizi della struttura. Le luci brillano al suo interno come fossero lucciole e proiettano forme e ombre mutevoli nello spazio circostante.
Nella cosiddetta Strozzina, spazio nato nel 2007 come parte della Fondazione Palazzo Strozzi per dare a Firenze un centro di livello internazionale in cui ospitare progetti di arte contemporanea plasmati sulle recenti ricerche scientifiche e sulle attuali tendenze, domina la scena Your view matter, una opera d’arte che usa la realtà virtuale per trasportare i visitatori. Lo abbiamo provato: si percorrono spazi virtuali accompagnati da una colonna sonora tenue creata dall’artista, in una sorta di labirinto poliedrico, muovendosi e guardando in tutte le direzioni. Come nell’installazione in cortile, quando i visitatori si spostano nello spazio virtuale, i motivi cambiano col mutare del punto di vista. Il moiré non compare se i visitatori stanno fermi, quindi l’opera d’arte è percepibile solo attraverso un’interazione dinamica.
Ólafur Elíasson ha così descritto la sua mostra:
«Le opere stesse ci invitano a divenire consapevoli dei nostri corpi, delle nostre menti, delle nostre emozioni, a guardare dentro di noi per riflettere sul modo in cui vediamo, in cui ci muoviamo, su come trascorriamo il tempo, e pensiamo, con l’arte. Inoltre, esse ci invitano a volgere lo sguardo all’esterno, agli spazi sociali che abitiamo, permettendoci di percepire e considerare il modo in cui li occupiamo».
Una mostra splendida, adatta a tutte le età, tanti erano infatti i bambini e i ragazzi presenti, estremamente coinvolti dalle opere. Accompagnata da una organizzazione maniacale e sotto la direzione di Arturo Galansino, critico d’arte e direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, Nel tuo tempo è stata una vera celebrazione, oltre che dell’arte, dell’uomo, protagonista di un mondo che può modificare attraverso i suoi gesti e le sue sensazioni.