Una coppia di fidanzati è stata barbaramente trucidata in un appartamento del nord dell’Inghilterra. Presunto omicida un loro amico con problemi psichici che avrebbe agito per futili motivi.
THORNABY ON TEE (North Yorkshire) – Un giovane connazionale che credevano amico ha stroncato le vite dei due fidanzati italiani a colpi di bastone. Dopo averli ammazzati si è seduto accanto ai loro cadaveri insanguinati. Poi sono arrivati i poliziotti allertati dal padre del presunto assassino che hanno fatto irruzione nell’appartamento facendo la macabra scoperta. Sul pavimento, in un lago di sangue, erano stesi l’uno accanto all’altro Nino Calabrò, 25 anni di Barcellona Pozzo di Gotto, croupier, e la fidanzata Francesca Di Dio, 20 anni, estetista, originaria di Montagnareale in provincia di Messina.
I due giovani, dopo la prima ricognizione cadaverica, sarebbero stati colpiti da decine di colpi di bastone inferti con violenza inaudita tanto da sfigurare la ragazza che aveva tentato di difendersi, al contrario del fidanzato che sarebbe stato colpito alle spalle. Nino era partito dalla Sicilia tre anni fa per trovare lavoro in Gran Bretagna come tanti altri giovani di belle speranze. Il ragazzo era stato assunto come croupier presso il Grovesnor Casinò di Stockton, ad una ottantina di chilometri da Thornaby dove abitava. Il giovane siciliano aveva lavorato anche nel settore della ristorazione e contemporaneamente si pagava gli studi universitari.
Poi alcuni suoi coetanei si erano trasferiti a Londra e cosi Nino aveva deciso di fare la stessa cosa inseguendo il suo grande sogno nella terra dei Beatles. Il ragazzo, figlio di una casalinga impegnata nel volontariato e di papà Salvatore, sottufficiale della Guardia di Finanza, si era fidanzato con Francesca tre anni prima. Lei era rimasta a Montagnareale dove seguiva un corso di estetista. Materia questa che l’aveva appassionata a tal punto da abbandonare l’istituto d’arte dove era iscritta. La ragazza, primogenita di una casalinga e di un impiegato di un’impresa di pompe funebri, andava spesso a trovare il fidanzato nel Regno Unito e anche recentemente aveva deciso di raggiungerlo per trascorrere insieme le vacanze natalizie.
Nessuno poteva sospettare che entrambi non sarebbero più tornati in Sicilia se non dentro una bara:
”Ero loro compagno al corso che abbiamo fatto insieme per 3 mesi – racconta sui social Davide Botta, croupier, amico e collega del presunto killer e del giovane ammazzato – Nino era una persona amata da tutti, portava il sole ogni giorno in accademia anche nelle giornate più buie. Andrea era un ragazzo un po’ diverso dagli altri, più chiuso, strano, ma pensavo soltanto fosse timido o magari una persona solitaria che voleva farsi i fatti suoi, anche lui era un bravo ragazzo e ogni tanto scherzavamo insieme…
Ho ancora i brividi pensando a quello che è successo…Inutile commentare e dare la colpa a chi non si è accorto di come stava Andrea, se l’aveste conosciuto non avreste mai detto che sarebbe stato capace di fare una cosa del genere ma il male esiste nel mondo e alle volte è dentro di noi e prende il sopravvento senza che tu te ne accorgi”.
Botta si riferisce ad Andrea Cardinale, 21 anni, di Palermo, collega e coinquilino di Nino Calabrò nonché presunto assassino dei due fidanzati. Il 21 dicembre scorso i tre giovani si sarebbero ritrovati nella loro appartamento di Thornaby Road forse per farsi gli auguri. Andrea era già stato ospite di Nino sia in Sicilia che nell’abitazione inglese nella quale era stato coinquilino per diversi mesi.
Probabilmente i ragazzi avrebbero iniziato a litigare per motivi ancora da chiarire quando il giovane palermitano avrebbe afferrato una sorta di mazza con la quale avrebbe aggredito prima Nino e poi Francesca, ammazzandoli entrambi senza pietà. A dare l’allarme sarebbe stato il padre del giovane indiziato di duplice omicidio. L’uomo, di origini iraniane, era giunto in Inghilterra qualche ora prima del delitto perché il figlio pare soffrisse di gravi problemi psichici. Non potendolo raggiungere per telefono l’uomo telefonava ad un suo amico poliziotto della questura di Milano che segnalava la vicenda ai colleghi dell’Interpol. Tramite la Clevaland Police, l’ufficiale investigativo Peter Carr ed i suoi uomini facevano la raccapricciante scoperta arrestando Andrea Cardinale sulla scena del crimine.