Marasma lavoro: in Italia gli occupati sono cresciuti…Forse

Agrodolci i dati statistici sull’occupazione nel nostro Bel Paese. Se da un lato il numero di occupati cresce rispetto al 2021, dall’altro si fa sempre più difficile per i giovani trovare una dimensione lavorativa.

Roma – A volte sembra di non riuscire a raccapezzarsi nel leggere i dati statistici, tanto da sembrare in contraddizione tra loro. Si parla tanto di crisi economica, energetica e del lavoro, poi gli ultimi dati diffusi dall’Istat (Istituto nazionale di statistica) ci dicono che dal punto di vista occupazionale non siamo messi poi così male. Sarebbe ora, quindi, di stappare qualche bottiglia di spumante per festeggiare la lieta notizia! I numeri sono numeri e non si discutono: nel mese di ottobre gli occupati sono cresciuti di 496mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Il totale degli italiani occupati è risultato essere 23,23 milioni. Un primato che a dire storico è poco! Però ecco comparire l’arcano, per cui la bottiglia resta nel cassetto! In rapporto agli altri Paesi europei, il mercato del lavoro mostra i suoi affanni, soprattutto per i giovani. La statistica è una strana disciplina. È nota la storiella raccontata dal grande poeta romanesco Trilussa relativa a due persone di cui una aveva mangiato un pollo e l’altra no. La media statistica ci racconta che ognuno ha mangiato mezzo pollo. Vallo a spiegare a chi è rimasto digiuno!

Oltre a questa annotazione di estrazione popolare, gli esperti che masticano la materia ci illuminano sul tasso di occupazione, che è cresciuto riferito ai dipendenti permanenti. Mentre è calato per quelli a termini e gli autonomi. Tra il numero degli occupati in aumento, non sono inclusi i 35-40enni, a causa della dinamica demografica negativa. Il motivo per cui si è verificato un incremento degli occupati, è dovuto, quindi, ai dipendenti a tempo indeterminato, mentre sono calati quelli a tempo determinato e gli indipendenti. In quest’ultima categoria sono classificati la vasta galassia di lavoratori individuali, Partite Iva, liberi professionisti, lavoratori autonomi e familiari coadiuvanti.

Questo assestamento della crescita lavorativa si manifesta in maniera lenta e disomogenea. In Europa, infatti, la nostra posizione oscilla tra la penultima e l’ultima. L’occupazione femminile è aumentata di un misero 0,3%. Vale a dire che è occupato il 51,4% delle donne, poco più della metà. Anche per il cosiddetto sesso debole occupiamo l’ultima posizione. Per i giovani, ci sono solo note dolenti. Per quelli compresi nella fascia d’età 25-34 anni, il tasso di occupazione è diminuito del 66,6%. Un dato che testimonia il lento declino di questa fascia d’età: si trova ancora ancora 4 punti sotto il tasso di occupazione di ottobre 2007.

I giovani fanno sempre più fatica a trovare uno spazio nel mondo del lavoro.

Sono 15 anni di esclusione dalla politica e dall’economia. Secondo “AppLavoro”, portale innovativo dedicato ai lavoratori e alle aziende, tra le aree geografiche italiane in cui è più probabile trovare lavoro, le prime tre sono settentrionali: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Seguono tutte le altre, con le regioni meridionali a leccarsi le ferite, come sempre d’altronde. Sembra quasi che ci prendano gusto a essere all’ultimo posto in quasi tutti le classifiche socioeconomiche, come se ci avessero fatto il callo. Intanto i giovani meridionali sono costretti a spostarsi al Nord Italia o all’estero, con un depauperamento notevole del territorio dal punto di vista intellettuale e con la quasi totale abdicazione al disagio sociale. Tra i comparti che negli ultimi mesi hanno espresso più offerta lavorativa si sono distinti l’informatico, il sanitario, il commerciale e il marketing, quello degli operai e dei tecnici specializzati.

Ci si riempie la bocca, in ogni occasione, con il dare spazio ai giovani e invece i vecchi si dimostrano abbarbicati alle loro posizioni di comando, che sono i primi a tarpare loro le ali!                                                              

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