Cosa si cela dietro al bonus natalizio di 5.500 euro per i parlamentari?

Se tutti gli “onorevoli” avessero voluto dare un segnale forte agli italiani potevano provare a non incassare il “rimborso” e magari devolverlo agli enti come la Caritas che si occupano di assistenza al disagio. E in Italia di disagio ce n’é ancora tantissimo. Mentre i poveri aumentano di migliaia di unità ogni giorno. Però la storia del bonus non è del tutto vera.

Roma – I parlamentari si vogliono bene e si coccolano con un regalo natalizio. Ma è solamente un budget di spesa rimodulato nelle singole voci. Siamo di fronte a una notizia che non è una notizia, ma viene lanciata come una crociata per indebolire l’immagine traballante di un sistema che si vuole sempre e solo criticare. D’altronde, ad ogni inizio di legislatura, questa è stata la dotazione o meglio il benefit di cui dispone ogni parlamentare. Euro più, euro meno.

Ciò di cui stiamo parlando è il bonus da 5.500, anziché da 2.500 euro come negli anni precedenti, per l’acquisto di dispositivi elettronici, previsto da una delibera approvata dal Collegio dei Questori di Montecitorio. Secondo quanto spiegato, però, “la delibera non varia il valore totale dei rimborsi nell’arco della legislatura per l’acquisto di dotazioni informatiche e di cancelleria”. Quello che cambia è il tetto della somma che prima era spendibile specificamente per comprare prodotti informatici. In pratica – spiegano da Montecitorio – si tratta di una “diversa rimodulazione” della quota parte di rimborso a carico della Camera per spese informatiche e quella per oggetti di cancelleria come, ad esempio, la carta e altri beni.

Questa delibera concede una maggiore possibilità ai deputati di sfruttare, entro il tetto massimo del rimborso già previsto per beni di segreteria, l’acquisto di articoli informatici. “Non vi è dunque alcun aumento del rimborso, ma si tratta esclusivamente di una variazione e di un aggiornamento delle dotazioni, dovuti all’innovazione tecnologica e al conseguente cambiamento delle modalità attraverso le quali viene esercitato il mandato parlamentare“, viene spiegato ancora da un deputato questore. Ma la speculazione politica è dietro l’angolo, anche perché è fin troppo semplice e populista affermare che mentre la gente soffre e i poveri e le crisi aziendali sono in aumento, si gonfiano di denaro le tasche degli “onorevoli”.

Ecco, dunque, il mantra che si legge e sente un po’ dappertutto, cioè che mentre il governo sforbicia il RdC, taglia lo sconto sul caro benzina, destina alla sanità appena 2 miliardi, peraltro già assorbiti dall’inflazione, gli onorevoli si sono regalati un maxi-bonus per comprarsi tablet, smartphone, schermi, cuffie e altri dispositivi bluetooth e computer. In ogni caso, sembra più una notizia che ha l’intenzione di screditare i “politici” che altro. Può indignare, è vero, ma è solo normale amministrazione.

Si potrebbe anche dire che con tutti i soldi che percepisce un parlamentare, quest’ultimo potrebbe anche pensarci da solo ad acquistare il necessario allo svolgimento del proprio impegno politico, ma non serve fare la morale a uno Stato colabrodo e burocraticamente usurato e scarsamente competitivo. Infatti fino alla scorsa legislatura esistevano due possibili voci di spesa (850 euro all’anno per la cancelleria più 2.500 una tantum per la tecnologia, 6.750 in 5 anni), ora è stata fissata una cifra omnicomprensiva che ogni deputato può impiegare. Ovvero sempre entro il tetto massimo è possibile spendere molto più che in passato per computer e telefonini, lasciando ai deputati più libertà di scelta, tenuto conto che si tende a utilizzare sempre meno la cancelleria tradizionale. Quando si dice il privilegio.

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