E saranno sempre di meno i camici bianchi per tutta una serie di motivi. Se non saremo capaci di rimpiazzarli e di formarli per bene a farne le spese saranno i pazienti, specie i più anziani, già strozzati da una sanità pubblica deficitaria e lenta e da quella privata troppo costosa.
Roma – La sanità è in caduta libera. E’ rimasto solo un ricordo il periodo della prima ondata della pandemia quando infermieri, medici ed operatori sanitari venivano considerati “gli angeli della sanità” perché con dedizione, coraggio e sacrificio si dedicavano anima e corpo nella lotta contro l’infido nemico. Ebbene quella stessa sanità oggi è ai titoli di coda. Si va, infatti, dalla fuga dei medici dagli ospedali, non sufficientemente rimpiazzati dalle nuove leve, ai medici a gettone.
Quest’ultimo è diventato un vero e proprio business in mano a cooperative private, a cui basta essere iscritti all’ordine per lavorare. L’esperienza e la formazione possono pure aspettare, con tanti ringraziamenti dei poveri pazienti quando incappano in uno di questi “professoroni” col camice bianco. Inoltre la cronaca quotidiana è ricca di tanti pronto soccorso e terapie intensive intasati. Infine è noto che burocrazia nella sanità è un cappio al collo alla salute dei pazienti, oltre alla liste d’attesa lunghe come l’autostrada del sole nel pubblico e con costi esorbitanti nel privato. Una sanità di classe nel senso che ad essere discriminati sono i ceti più deboli della popolazione, mentre ad essere favoriti sono coloro i quali hanno il portafoglio a mantice. E come poteva essere altrimenti? I motivi per cui la sanità nel nostro Paese è arrivata a questo punto sono tanti e risalgono a decenni addietro. Ma si sono inaspriti negli ultimi tempi.
Soprattutto a causa di due enormi criticità: 1) il blocco del turnover che risale a quasi un ventennio fa, per cui c’è stato un fuggi fuggi dalle corsie ospedaliere. Ciò ha comportato, ad esempio che, su 100 medici pensionati, 10 non sono stati sostituiti. Il totale arriva, addirittura, a 31 in regioni come Sicilia, Campania e Lazio; 2) altro “vulnus” è la pessima gestione del bacino professionistico. A parte i medici andati in pensione, molti altri sono andati a lavorare nel privato e gli specializzandi formati sono ancora insufficienti numericamente. I dati a disposizione ci dicono che il saldo è negativo di ben 15585 unità.
Secondo l’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali per i prossimi anni le previsioni non sono rosee. Si stima che avremo bisogno di 42331 medici ospedalieri. Le scuole di specializzazione non riescono a stare al passo, ma ci sono anche altre cause. Ad esempio si sta assistendo ad un esodo dalle branche più importanti della medicina. Si parla, già oggi, di carenza di personale medico in Medicina d’urgenza, Anestesia e Rianimazione, Radioterapia. Ma quello che spinge ii medici ad abbandonare gli ospedali è il livello della retribuzione. L’anno scorso, secondo stime attendibili, per questi motivi si sono dimessi circa tremila medici, costretti a turni massacranti e ad una paga non adeguata.
La Federazione europea dei Medici specialisti ha diffuso dei dati sugli stipendi dei medici, riferiti al 2017. Ebbene in Italia si aggirava sui 80 mila annui, 85 mila in Francia, 130 mila in Inghilterra e 150 mila in Germania. Lo stesso trend riguarda i medici di base, di cui abbiamo constatato l’importanza, come presidio sanitario territoriale, proprio nel periodo pandemico. Da oggi fino al 2027, confrontando il numero di quelli che andranno in pensione e coloro che usciranno dalle scuole di specializzazione, c’è un deficit di quasi 3 mila unità. A farne le spese saranno i pazienti, visto che mancheranno professionisti qualificati in reparti fondamentali.
Nel 2021 secondo l’Istat (Istituto di Statistica) ben 6 milioni di persone sono state costrette a rinunciare alle cure, a causa di problemi economici o per accesso al servizio molto difficoltoso. Urgono interventi governativi urgentissimi perché la sanità è uno dei pilastri fondamentali del welfare state in una democrazia moderna, altrimenti sprofonderemo ancora di più.