Le nostre esportazioni sono cresciute notevolmente ma rischiamo di non trovare più il prodotto nei supermercati. Per non parlare del prezzo che è aumentato non poco. Occorrono nuove coltivazioni e metodi innovativi per evitare di rimanere a secco. E subito.
Roma – Tutto fila liscio come l’olio! In una situazione economica da giudizio universale, in cui non si sa a quale santo votarsi, c’è un comparto che oltre a reggere bene l’urto della tempesta che ci ha investito, sta andando a gonfie vele. E’ un prodotto del nostro Made in Italy, l’olio di oliva. Nonostante bollette pazze, crisi climatica con la recente siccità che, secondo gli esperti, è stata la peggiore negli ultimi 500 anni e potrebbe diventare la norma nei prossimi decenni. L’export dell’olio d’oliva è cresciuto del 23%.
I dati sono stati diffusi dal report: “I sentieri dell’olio” di Coldiretti, la più grande associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, durante il primo Salone nazionale dell’olio d’oliva Made in Italy, tenutosi a Roma, per la Settimana internazionale dell’olio extravergine d’oliva. Ben il 62% dell’export va negli USA, seguiti da Germania, Francia, Giappone e Canada. La possibilità di poter offrire ai consumatori stranieri una gran varietà di prodotti è una delle cause che hanno favorito la crescita delle vendite.
Inoltre l’offerta di prodotti di derivazione “bio” trova grande consenso tra i consumatori. Tant’è che negli ultimi 10 anni le superfici coltivate sono più che raddoppiate, soprattutto in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Ma come sempre – altrimenti non saremmo in Italia – accade qualcosa che ci toglie immediatamente il sorriso dalla bocca per la notizia positiva relativa ad uno dei fiori all’occhiello del nostro Made in Italy. Ovvero mentre l’export vola nel mercato interno si rischia di non trovare più questo prodotto al supermercato.
La peculiarità del nostro territorio è rappresentato dalla gran varietà di oli e di piante diffuse dalle Alpi alla Sicilia. Questo aspetto fa sì che si produce il maggior numero di extravergine a denominazione in Europa, oltre a produzioni legate ai territori. Inoltre rappresentano una tutela per la biodiversità e l’ambiente e un sistema economico del valore di 3 miliardi di euro con un sistema di 400mila imprese, costituite da aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione.
Secondo Coldiretti per evitare la scomparsa dell’olio d’oliva sul suolo patrio urgono nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, ma anche sostegni per l’aumento dei costi di gestione delle aziende agricole. Inoltre, nuovi sistemi di irrigazione, opere di manutenzione, recupero e riciclaggio delle acque. Quest’ultimo aspetto permetterebbe di potenziare la rete di invasi sui territori con la realizzazione di bacini e l’utilizzo di ex cave che raccolgono l’acqua piovana, in maniera da accumularla quando ce n’è in abbondanza e giovarsene quando c’è scarsità. In modo da poter dire sia sul mercato interno che internazionale: “Tutto fila liscio come l’olio!”. Forse.