New green deal: ovvero come vivere in casa?

Un’applicazione per smartphone disponibile per tutti i residenti con la quale iscriversi ad un gruppo di acquisto per comprare generi alimentari e condividere pranzo e cena.

Roma – Il New Green Deal: un nuovo spettro si aggira per l’Europa! Da tempo si parla di transizione ecologica, digitale e sociale come di uno sconvolgimento delle società occidentali. Speriamo che non faccia la fine del comunismo, tanto per restare al titolo: un nuovo spettro si aggira per l’Europa. Per la cronaca, la frase fu enunciata da Marx ed Engels nel testo “Il manifesto del Partito Comunista”. Al New Green Deal è legato il nuovo Bauhaus. Quest’ultimo, letteralmente: casa da costruire, fu un nuovo modello di scuola d’arte, sorto in Germania nel 1919, basato sull’interazione maestro-allievo. Si tratta di un nuovo modo di vivere gli spazi abitativi e non.

Secondo Andrea Colombo uno dei più attivi nel settore, questo nuovo modello impone di ridisegnare le nostre città, come costruirle, organizzarle e viverle, allo scopo di attuare una bioeconomia rigenerativa. In Italia un modello del genere deve orientarsi alla riscoperta degli antichi valori di vicinato, collaborazione e supporto reciproco. Per fare ciò è essenziale offrire spazi privati e condivisi. Una riscoperta, quindi dell’abitare “collaborativo”, teso a mutare in meglio lo stile e la qualità della vita. In questo contesto la tecnologia e la sostenibilità devono andare di pari passo. Quindi si parla, ad esempio di un’app disponibile per tutti i residenti per partecipare ad un gruppo di acquisto per generi alimentari e a pasti condivisi.

Inoltre, l’orto condiviso, sempre gestito con l’app, permetterà di avere frutta e verdura a km zero. Chi vive in comunità allunga la vita, ormai è stato dimostrato, finanche, dalla Scienza. Perché essendo le vite dei membri interconnesse, ci si sente appartenenti ad un sistema. In questo modo la casa non rappresenta più le quattro mura, ma deve includere i vicini e gli spazi condivisi. Non ci è dato di sapere se uno ha dei vicini rompiballe, perché si debba condividere con loro gli spazi! Anche l’Ipsos -multinazionale di ricerche di mercato con sede a Parigi– nel suo rapporto annuale ha evidenziato che l’80% degli italiani sente la mancanza di senso di comunità. A dimostrazione di come gli eventi degli ultimi anni, dalla pandemia alla crisi economica, dalla guerra alla crisi energetica, hanno lacerato i rapporti interpersonali, familiari e sociali.

Sentirsi, comunque, parte di un gruppo sociale può aiutare, quanto meno aiuta a combattere la solitudine. Non ci voleva un nuovo Bauhaus per trarre queste conclusioni. I nostri nonni e la cultura contadina, il senso di comunità e di appartenenza lo conoscevano eccome e li praticavano entrambi. Solo che la cultura industriale ne ha fatto tabula rasa e adesso ci viene riproposta, riveduta e corretta. Sembra la scoperta dell’acqua calda!

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