Regno Unito – Riciclaggio e criminalità finanziaria internazionale

In che modo un’azienda può essere utilizzata per riciclare denaro sporco? Il caso anglosassone contro la criminalità mafiosa.

Regno Unito – La relazione della Dia permette di capire quale sia il livello di infiltrazione criminale mafioso italiano negli stati esteri, rileva che in tema di criminalità organizzata non si può sottovalutare il rischio che questa possa essere attratta dalla facilità di riciclare denaro offerta dal sistema economico-giuridico anglosassone, caratterizzato dall’alta finanza londinese e dalla flessibilità di un settore finanziario che si estende dai grattacieli della City di Londra ai paradisi bancari dell’isola di Man e di quelle di Cayman.

Le Isole Cayman, i veri paradisi fiscali

Il predetto fattore, assieme ad una deregolamentazione in vigore nel sistema inglese che permette l’apertura di società offshore con estrema facilità, può risultare determinante nelle scelte anche da parte delle mafie italiane di potere agevolmente reinvestire capitali illeciti in una ricca e florida economia. L’ampliamento degli affari mafiosi nel Regno Unito non riguarda solo l’export di un modello criminale, ma una prassi che vede consolidare il ruolo sempre più finanziario della mafia, che persegue l’obiettivo di massimizzare i profitti in maniera indisturbata.

I sodalizi italiani hanno disponibilità finanziarie derivanti da varie tipologie di reato,  non necessariamente conseguite nel territorio anglosassone, che variano dal narcotraffico, in  particolare per la ‘ndrangheta, alla contraffazione di merci per la camorra.

Nel corso degli anni le organizzazioni mafiose hanno perso in egocentrismo e in visibilità per guadagnare in esperienza sotto il profilo finanziario. In questa prospettiva, il Regno Unito ha avuto, almeno in passato, anche la funzione di accogliere numerosi mafiosi durante la latitanza

A conferma del fatto che la C.O. calabrese riesce a sfruttare le opportunità del mercato economicofinanziario del Regno Unito, nell’ambito dell’operazione “Cavalli di razza” le DDA di Milano, Reggio Calabria e Firenze hanno coordinato delle indagini convergenti che hanno riguardato soggetti appartenenti alla cosca MOLE’-PIROMALLI di Gioia Tauro (RC), ritenuti responsabili, tra l’altro, di associazione mafiosa, autoriciclaggio e frode fiscale nell’intero territorio nazionale.

Le relative risultanze hanno permesso di svelare  la pervasività con cui i gruppi criminali di matrice ‘ndranghetistica si sono proiettati nel Regno Unito, oltre che in Svizzera, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria ove si sono infiltrati attraverso una serie di consorzi e cooperative attive, da oltre un decennio, in diversi settori economici. 

Inoltre, nell’ambito dell’operazione “Dark Money” della Procura di Ragusa, sono stati notificati gli avvisi di conclusione indagini per il trasferimento fraudolento di una ingente somma di denaro a carico di alcuni cittadini extracomunitari. In breve, l’attività de qua ha disvelato notevoli operazioni di movimentazioni di denaro, effettuate in diverse città italiane prevalentemente di confine, attraverso soggetti titolari di carte prepagate.

Il sistema  utilizzato dai soggetti, tutti tunisini, era quello di trasferire ingenti somme di denaro con operazioni tutte sotto soglia per evitare i controlli imposti dal sistema antiriciclaggio. Una volta proceduto alla ricarica delle carte prepagate ed accumulata la “provvista”, le carte venivano svuotate con operazioni di trasferimento attraverso una piattaforma on line di una società con sede nell’isola di Man (UK). In particolare, è emerso che una ingente quantità di denaro raccolto sarebbe stato “gestito” attraverso il sistema “hawala”.

Anche le indagini maturate nell’ambito dell’operazione “Piccadilly”, coordinata dall’AG di Napoli, hanno consentito di accertare che il profitto dei reati di frode fiscali,  commessi dagli amministratori di società operanti nel settore del commercio all’ingrosso di calzature e abbigliamento, sono stati oggetto di plurimi trasferimenti all’estero attraverso la costituzione di società “cartiere”, sedenti in Regno Unito, Bulgaria, Lituania, Polonia e Malta. 

Relativamente ai provvedimenti ablativi, si segnala che il Tribunale di Torino ha emesso una misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni nei confronti di due imprenditori pinerolesi che, dopo aver proceduto al sistematico e fraudolento depauperamento dei patrimoni aziendali, si erano adoperati per reimpiegarli in nuove società, costituite ad hoc, alcune delle quali aventi proiezione e ramificazione nel Regno Unito, Romania e Marocco e in alcuni paradisi fiscali, tra cui Panama. 

Inoltre, l’operazione “Scommessa”, aveva permesso di disvelare l’operatività di un sodalizio, dedito principalmente all’abusiva raccolta e gestione di scommesse sportive sul territorio nazionale e nelle Isole Vergini britanniche, Malta, Antille olandesi, e Seychelles, ha dato luogo all’emissione da parte del Tribunale di Bari di un provvedimento di confisca per un valore complessivo di circa 22 milioni di euro, tra le quali partecipazioni societarie, disponibilità finanziarie, automezzi, imbarcazioni, accessori di lusso e immobili.

Così come altri gruppi criminali, anche l’organizzazione mafiosa conosciuta come “clan dei CASALESI” ha approfittato delle maglie larghe del diritto societario inglese per compiere reati contro il patrimonio oltre che porre in essere illegali attività finanziarie avvalendosi di alcune società acquisite direttamente in territorio inglese.

Recenti attività investigative hanno, inoltre, permesso di verificare come uno dei luogotenenti del boss dei CASALESI Michele ZAGARIA rivestiva una figura chiave nell’ambito di una attività di riciclaggio, che una società di Latina aveva realizzato mediante società londinesi.

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