Processo Rugolo: la prossima udienza a ottobre dopo i racconti delle vittime 

Alla sbarra, a porte chiuse, il parroco accusato di violenze sessuali in danno di minori. A puntare il dito contro don Giuseppe un animatore del Grest che per anni sarebbe stato oggetto di attenzioni sessuali e prevaricazioni. Altri ragazzini, invece, si sarebbero sottratti alla turpi attenzioni del prete, innocente sino a condanna definitiva.

Enna – Riprenderà il 10 ottobre prossimo il processo a carico di don Giuseppe Rugolo, 41 anni, il sacerdote arrestato il 27 aprile dell’anno scorso con l’accusa di violenza sessuale aggravata in danno di minori. Durante la settima udienza, svoltasi il 7 luglio, uno dei ragazzi che hanno denunciato il prete, innocente sino a condanna definitiva, in oltre otto ore di interrogatorio ha ripercorso, passo dopo passo, gli abusi sessuali subiti che sarebbero stati consumati anche nella sagrestia della chiesa di San Giovanni Battista, dal 2009 al 2013.

Don Giuseppe Rugolo

I gravissimi accadimenti sono stati raccontati davanti ai pubblici ministeri Stefania Leonte e Orazio Longo, ai componenti del collegio giudicante, presieduto da Francesco Pitarresi, e ribaditi davanti gli avvocati delle parti civili e dell’imputato, presente in aula. L’udienza è stata particolarmente sofferta per la parte lesa che ha risposto a diverse domande parlando anche della presunta trattativa tra il vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, e la famiglia del giovane circa l’elargizione di una somma di denaro pari 25 mila euro per mettere tutto a tacere e che sarebbe stata respinta dai genitori della supposta vittima. Rugolo, che ha scontato 13 mesi agli arresti domiciliari presso il seminario di Ferrara, è stato poi sottoposto all’obbligo di permanenza notturna.

Dalle 8 di sera alle 8 del mattino non potrà lasciare la sede in cui è relegato. La diocesi di Piazza Armerina non è stata accolta come parte civile nel processo in cui rimane invece nella qualità di responsabile civile, ovvero chiamata a risarcire il danno, insieme alla parrocchia di San Giovanni Battista dove sarebbero avvenute le violenze sessuali denunciate. L’inizio della vicenda risale al 2009 ma le violenze sessuali, secondo le indagini condotte dalla Mobile di Enna e coordinate dal procuratore capo Massimo Palmeri, si sarebbero consumate in parrocchia e nei campi estivi del Grest sino al 2019.

Il sacerdote ideatore del Progetto 360, un modello di aggregazione giovanile

Il sacerdote, per altro, era stato fermato a Ferrara dove si sarebbe trasferito per fare calmare le acque e non per motivi di salute come qualcuno avrebbe riferito ai parrocchiani e ai giovani iscritti al “Progetto 360”, l’iniziativa di aggregazione giovanile ideata dal sacerdote siciliano. L’inchiesta era partita dalle confessioni intime di un ragazzino che si sarebbe rivolto anche al Papa per denunciare i presunti abusi sessuali di cui sarebbe rimasto vittima da quando aveva 16 anni e sino ai 20 ad opera di don Giuseppe.

Le altre presunte vittime raccontano grosso modo le stesse cose ovvero di aver subito abusi sessuali per diversi anni mentre altri giovani si sarebbero tirati indietro rifiutando le proposte a luci rosse del prelato:

Gli abusi sarebbero avvenuti anche in sagrestia

”…Mentre eravamo coricati su un divano letto, don Giuseppe si avvicinò a me e iniziò a toccarmi le parti intime – racconta un giovane – mi alzai, in preda allo stupore e anche ad una certa paura. Nei giorni successivi si scusò cercando di farmi capire che i suoi sentimenti potevano essere considerati assolutamente normali senza che io dovessi scandalizzarmi o impaurirmi. Dopo qualche mese il sacerdote tornava alla carica nella canonica della chiesa. Capivo che non potevo più frequentarlo…”.

Le presunte violenze da parte di una delle vittime sarebbero state denunciate anche allo stesso vescovo monsignor Rosario Gisana, poi sospettato di aver insabbiato le obbligatorie verifiche. L’alto prelato ha respinto ogni addebito mentre il ragazzino si rivolgeva ad altri preti i quali, tranne uno, pare abbiano fatto orecchie da mercante alle doglianze dell’allora ragazzino minorenne.

Antonio Messina

A puntare il dito contro don Giuseppe un animatore del Grest, tale Antonio Messina, che all’epoca dei fatti desiderava entrare in seminario ma era titubante poiché si sarebbe trovato in una fase di confusione sulla sua identità sessuale. Il giovane ne parla con il prete e Rugolo non avrebbe perso tempo nel molestarlo sessualmente:”…Non c’è nulla di male – avrebbe profferito il sacerdote – ti aiuto a comprendere le tue inclinazioni…”. Gli approcci sarebbe andati avanti fino al 2013, quattro anni di persecuzioni e proposte oscene. Sino alla nausea. Altri testi parleranno durante l’ottava udienza di ottobre.

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