L’alleanza tra M5s e Pd per la corsa alla regione Sicilia non è sopravvissuta alla scissione nazionale. Si aprono nuovi scenari in zona Cesarini.
Roma – Il M5s in Sicilia ha definitivamente interrotto l’anomala alleanza con il Pd, peraltro già conclusasi a livello nazionale dopo le dimissioni di Draghi. Molti gridano allo scandalo, ma la tempesta era da tempo nell’aria. Alleanza a pezzi, dunque, a poco più di un mese dal voto. Il leader del Movimento affonda il colpo nella piaga dem, affermando che il movimento è “garante di profili impeccabili, purtroppo i segnali che arrivano dagli alleati non sono incoraggianti”. Caterina Chinnici, l’eurodeputata vincitrice delle primarie di coalizione, si trova ad un bivio e valuta cosa fare. E speriamo che faccia bene.
La fine dell’alleanza progressista legittimerà la vera consistenza elettorale dei due partiti, senza che la candidata vincitrice delle primarie possa sperare nell’aiuto grillino. A meno che si pratichi il voto disgiunto. Ma quest’ultima opzione potrebbe valere anche per il fronte pentastellato, che candida come candidato il governatore Nuccio Di Paola, attuale referente regionale. Il segretario del Pd regionale, Anthony Barbagallo, grida allo scandalo per il venir meno alla parola data da Conte, definendo tra l’altro l’atteggiamento del M5s “alto tradimento nei confronti dei siciliani che hanno creduto nel fronte progressista”. Ma il pensiero dell’ex premier di mantenere una linea di coerenza a livello nazionale era abbastanza conosciuto.
Peraltro, sarebbe stato difficile comprendere, anche a causa dell’election day. Il motivo per cui il Pd a livello nazionale ha interrotto l’alleanza dopo averla ostinatamente ricercata ed attuata ed invece ha continuato a mantenerla in Sicilia per le elezioni regionali. Il dato, purtroppo, che è inquietante è che non sia stato proprio il partito democratico a sospendere ogni trattativa con il M5s isolano e si sia fatto, invece, mettere alle corde dal M5s. La linearità si ha quando è su tutta la linea, il resto è solo strategia e furbizia.
“…In Sicilia il Movimento 5 Stelle correrà da solo, per dare riscatto e dignità a tutta l’isola – ha annunciato su Fb Giuseppe Conte – confermando la rottura con il Pd, come avvenuto a livello nazionale. Alcune settimane fa ero stato chiaro, ha detto l’ex avvocato del popolo, quello che vale a Roma vale a Palermo. Sappiamo come è andata nella capitale, il Pd ha scelto l’agenda Draghi, rinnegando tutto il lavoro realizzato in direzione progressista durante il Conte II…”.
Così ha postato il capo politico del movimento. Ora inizia un’altra partita. Non si fa attendere neanche la reazione di Claudio Fava, il quale accusa l’ex premier di essere un “bugiardo” che ha cercato un pretesto per mandare tutto all’aria. Pare che anche dentro il Movimento si levino critiche, così come all’interno del Pd per la conduzione delle trattative con gli ex alleati. Il M5s è comunque convinto che correndo da soli in Sicilia si potrebbero raggiungere risultati migliori rispetto a quelli che sarebbero usciti se fossero rimasti in coalizione con i dem. Un’altra bomba esplode in casa del Pd ed è quella di Angelo Villari, il quale comunica di ritirare la propria candidatura alle regionali. La motivazione è forte, ma comprensibile.
“…Quanto è avvenuto in queste ore è il risultato di una gestione da parte del segretario regionale personalistica e priva di collegialità – ha detto Villari – Da segretario provinciale del Pd di Catania, seconda città della Sicilia, apprendo solo dalla stampa quanto è avvenuto, che ha mortificato le strutture provinciali e tutto il gruppo dirigente siciliano. L’intera comunità politica regionale è stata lasciata all’oscuro in queste ore con continui rinvii degli organi del partito…”.
Grande amarezza, dunque, per l’evoluzione di avvenimenti che certificano, sempre secondo Villari, il fallimento di un campo largo divenuto ristretto ed impraticabile, soprattutto per le vicende personali a cui da giorni è sottoposto per essere definito “incandidabile”, da parte di Caterina Chinnici. L’auspicio del segretario provinciale del Pd catanese è che almeno per “dignità politica” Barbagallo, in qualità di segretario regionale, rinunci alla candidatura al Parlamento nazionale.