Dietro i decessi di questi splendidi mammiferi del mare c’è la mano dell’uomo. La pesca a strascico, ancora largamente utilizzata di frodo, le trappole e l’inquinamento dei mari hanno incrementato la strage di Stenelle ed altri cetacei in tutto il mondo. L’allarme suona anche dall’Italia dove il triste fenomeno è in pericoloso aumento.
Roma – Ci sono notizie che passano sotto silenzio, coperte da una sorta di oblio perché ritenute insignificanti e quindi non degne di attenzione. Ed invece proprio queste news, spesso, sono sintomatiche del tragico destino che incombe su di noi. Un destino non cinico e baro, ma frutto delle nostre azioni quotidiane. E’ il caso dei due delfini morti e trovati spiaggiati nell’ottobre scorso sulle coste dell’Adriatico. Sono stati rinvenuti a pochi giorni di distanza, nella Riserva Regionale del Borsacchio a Roseto, in Abruzzo.
Il livello di allerta da parte degli ambientalisti e delle Istituzioni preposte ha raggiunto il massimo livello, così come la preoccupazione per l’accaduto. Dai primi rilevamenti e dalle ferite dei corpi è risultato evidente come il decesso fosse correlato all’attività umana. Se ne sono immediatamente convinti gli operatori della Rete Regionale per gli spiaggiamenti e la Capitaneria di Porto della città.
Il primo ritrovamento è avvenuto a fine settembre quando un delfino è stato ritrovato con frammenti di rete da pesca e con lesioni al ventre. Il secondo esemplare, una settimana dopo, è stato rinvenuto con la coda legata ad una cima, il cui nodo testimonierebbe la non accidentalità dell’evento. Ancora una volta ci troviamo di fronte alla pessima relazione tra animale e uomo. Pessima a causa dell’atteggiamento ed il comportamento di quest’ultimo, che continua a reiterare la mancanza di rispetto per l’ambiente e la fauna, con questi risultati!
Sergio Guccione, project manager dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, che si estende su una fascia costiera lunga sette chilometri, situata a poca distanza dalla spiaggia dei ritrovamenti, ha dichiarato sconsolato alla stampa:
“…Questi ultimi episodi hanno destato profonda preoccupazione. Il progetto europeo Life Delfi sta facendo molto per migliorare la convivenza tra delfini e pescatori. Ad esempio, diffondendo l’uso dei pinger, dissuasori acustici che allontanano i cetacei dalle reti e attrezzi da pesca alternativi, non pericolosi per i delfini…
…Abbiamo il dovere di salvaguardare i mammiferi marini e, nello stesso tempo, la piccola pesca artigianale. In questa attività non possiamo che sottolineare la disponibilità e l’impegno dei pescatori che collaborano al progetto…”.
A queste dichiarazioni si sono aggiunte quelle di Stefano Di Marco, coordinatore Progetti di Legambiente:
“…È in gioco il patrimonio di biodiversità dei nostri mari e l’economia della pesca professionale. Con il progetto europeo Life Delfi saranno sviluppate diverse azioni per ridurre le interazioni cetacei-pesca, in programma c’è anche un’azione di patrocinio che coinvolgerà le Regioni – conclude Di Marco – l’obiettivo è riuscire ad ottenere in favore dei pescatori un percorso di indennizzo per i danni provocati dai delfini proprio come avviene per le specie della fauna selvatica…”.
E’ importante che i progetti vadano avanti. Così come la partecipazione dei pescatori per una prelievo ittico meno invasivo, più slow in un certo senso. Più fedele ai ritmi della natura e non alla frenesia imposta dalla voracità dell’azione umana. Nella consapevolezza che con la scomparsa di ogni essere vivente, è come se si perdesse una parte di noi.