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9 maggio: Moro, Biagi, Impastato e Marta Russo continuano a chiederci giustizia

Oggi è la giornata che ricorda le vittime del terrorismo, un crocevia di sangue che si mescola a storiacce italiane da non dimenticare mai.

Roma – Vi racconto la MIA Italia. M come Marco Biagi e Marta Russo, I come Impastato, Peppino, quello dei 100 passi. A come Aldo Moro: dall’ex presidente del Consiglio e esponente della Dc ucciso dalle Brigate Rosse nel ’78 è nata la Giornata in memoria delle vittime del terrorismo che si celebra proprio oggi, 9 maggio. Vi racconto la MIA Italia, che è l’Italia di tutti: quella in cui si celebrano le vittime, spesso senza colpevoli, con il solito rituale della politica che ogni anno dice “Mai più”. Eppure il terrorismo non è morto, ma per dirla tutta non sono morte neppure le vittime che continuano in maniera prepotente a raccontarci che c’è bisogno di più giustizia.

Nel 2007 il Parlamento italiano ha riconosciuto il 9 maggio come giorno dedicato alle vittime del terrorismo e delle “stragi di tale matrice” (legge 4 maggio 2007, n.56). Un anno dopo, nel 2008, l’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva dichiarato agli italiani: “Quel che più conta è scongiurare ogni rischio di rimozione di una così sconvolgente esperienza vissuta dal paese, per poter prevenire ogni pericolo di riproduzione di quei fenomeni che sono tanto costati alla democrazia”. Oggi il Senato ospita la cerimonia di commemorazione – alle ore 11 – con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, il presidente del Senato Ignazio La Russa e il Presidente della Camera Lorenzo Fontana.

Aldo Moro rapito e ucciso dalle Brigate Rosse

In Aula, presenti anche la premier Giorgia Meloni, il presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera, i ministri degli Affari Esteri Antonio Tajani, dell’Interno Matteo Piantedosi e dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. L’esecuzione dell’Inno nazionale è affidata agli studenti del Liceo Scientifico Augusto Righi e del Liceo Classico Ennio Quirino Visconti di Roma. Ad aprire la cerimonia, Silvia Giralucci, figlia di Graziano Giralucci, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1974 e oggi presidente dell’Associazione Casa della Memoria del Veneto. La premier punta l’attenzione su questa data “che ha segnato profondamente la memoria e la coscienza della nostra Nazione”, e ha ricordato la “barbara uccisione” di Aldo Moro, ma anche Peppino Impastato, ed era il 9 maggio del 2021, ha aggiunto, “il giorno in cui veniva proclamata la beatificazione di Rosario Livatino, magistrato ucciso dalla Stidda”.

Già, al di là dei cerimoniali del ricordo quello che conta è il ricordo: il 9 maggio è un crocevia di sangue, misteri, violenza e ingiustizia. Come se fosse “il giorno” prescelto da criminali, malfattori, stragisti, mafiosi e terroristi. Quello che tutti ricordano per primo è Aldo Moro, perché da lui è nata questa giornata e perché era stato presidente del Consiglio e tra gli storici fondatori della Democrazia Cristiana. I brigatisti lo rapirono il 16 marzo 1978 mentre il governo Andreotti IV si apprestava a ottenere il voto di fiducia da entrambi i rami del Parlamento. Fu assassinato dopo 55 giorni di prigionia. Anche se non fu ucciso il 9 maggio, oggi si ricorda anche il giuslavorista e autore del ‘Libro Bianco’, Marco Biagi, freddato dai colpi del redivivo partito armato Nuove Brigate rosse, in via Valdonica 14 a Bologna, il 19 marzo 2002.

Peppino Impastato

E ancora, oggi riecheggiano quei 100 passi – verso una giustizia ingiusta – di Peppino Impastato, assassinato dalla mafia a Cinisi, nel Palermitano, il 9 maggio del 1978. L’attivista politico e giornalista ucciso lo stesso giorno di Aldo Moro, quasi passato nel silenzio e offuscato dal ritrovamento del cadavere dell’ex presidente del Consiglio nel portabagagli di un’auto in via Caetani, che aveva tenuto l’Italia con il fiato sospeso e il terrore negli occhi. Moro e il suo cadavere, ritrovato emblematicamente vicino a piazza del Gesù, sede della Dc. Il casolare dove quello stesso giorno venne massacrato Impastato è stato – proprio pochi giorni fa – restaurato e restituito alla collettività, con l’affidamento in comodato d’uso gratuito del sito, simbolo della lotta alla criminalità, alle associazioni del territorio impegnate nella salvaguardia della memoria. 

Una morte “annunciata” si dirà, Se l’è cercatadissero gli omertosi su Peppino, uno dei pochi veri, genuini eroi dell’antimafia. L’antimafia che agisce e che non le manda a dire, l’antimafia che non si bea delle sue azioni, l’antimafia che non lucra su quello che dovrebbe essere un dovere sociale e non un business. E non stupisce che qualche mese fa qualcuno non volesse intitolargli una scuola, perché giudicato troppo divisivo. Mafia e terrorismo non hanno vinto però sulla memoria degli eroi d’Italia. Ma il 9 maggio è anche il giorno del ricordo di una ragazza semplice, che conduceva una vita semplice e che è stata strappata alla vita. Marta Russo.

Marta Russo

Quel 9 maggio del ’97, la studentessa fu gravemente ferita da un colpo di pistola all’interno della città universitaria della Sapienza di Roma. Un colpo e una agonia di 5 giorni in ospedale poi la morte. Sulla sua fine ha ruotato un complesso caso giudiziario, il “delitto perfetto” dove non si trovavano né colpevoli né moventi, tra scambio di persona, terrorismo o sparo accidentale. Oggi, a 27 anni dalla scomparsa di Marta Russo e dal mistero in cui è avvolta come tante altre storiacce italiane, una docu-serie “per arrivare alla verità, non per vendetta ma per giustizia”. ‘Marta Russo – il delitto della Sapienza’ va in onda giovedì 9 e venerdì 10 maggio alle 22, su Sky Crime e in streaming su Now.

Ma in questa giornata della memoria, per non cedere alla sola retorica, bisogna richiamare con forza l’attenzione del Governo su temi legati alle vittime e agli episodi di terrorismo: a cominciare dell’impegno per la desecretazione degli atti delle Amministrazioni delle Stato secondo le direttive Renzi-Draghi del 2014. Deve essere sempre più forte l’impegno per consentire la completa realizzazione della desecretazione di tutti gli atti, superando innumerevoli ostacoli e difficoltà.

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