HOME | LA REDAZIONE

25 giugno 1995, Reggio Calabria: la storia di Peter Iwule Onjedeke, ucciso dalla ‘ndrangheta

#InostriStudentiRaccontanoiMartiridellaLegalità: continua l’iniziativa del CNDDU per la memoria.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani oggi propone la storia molto attuale del giovane nigeriano Peter Iwule Onjedeke, considerando l’orribile vicenda di qualche giorno fa del bracciante indiano Satnam Singh, abbandonato morente in strada dopo un incidente sul lavoro in cui aveva perso il braccio destro presso l’azienda agricola a Borgo Santa Maria, nelle campagne della provincia di Latina.

Peter fu ucciso dalla ndrangheta il 25 giugno 1995 a Reggio Calabria semplicemente perché aveva disturbato alcuni ndranghetisti cercando di guadagnare qualche soldo per la famiglia e per i suoi studi. Con l’auspicio di vedere in futuro maggiore solidarietà anche rispetto a chi arriva in Italia con intenti nobili e costruttivi e nella speranza che verità e giustizia su questo caso possano affermarsi, oggi il giovanissimo studente Alessandro Manica classe III sez. C del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone ricorda la triste caso di Peter: Peter Iwule Onjedeke aveva 33 anni era uno studente all’università e lavorava presso un mobilificio a Reggio Calabria dove era arrivato da pochi anni, lasciando una moglie e due figli in Nigeria, i quali erano mantenuti da Peter. Per arrotondare i suoi scarsi guadagni e cercare di concretizzare il suo sogno di diventare architetto, Peter aveva iniziato a fare il parcheggiatore abusivo in un piazzale fuori dalla discoteca di Gallico Marina.

Una notte, quella del 25 giugno 1995, cercando di racimolare qualche spicciolo, si avvicina ad un’auto e chiede dei soldi alle persone sbagliate, degli ‘ndranghetisti che, non appena Peter si avvicina all’auto, gli sparano a sangue freddo sei colpi nel torace. Dopo l’omicidio si affrettano a scappare con una macchina che solo più tardi si scopre essere stata rubata.

I colpevoli e il motivo dell’omicidio sono tutt’oggi ignoti, ma si può ipotizzare su quali siano stati i motivi. Secondo gli inquirenti l’omicidio è stato premeditato, perché probabilmente Peter facendo il parcheggiatore abusivo aveva dato fastidio ad un mafioso del luogo svolgendo attività senza il suo permesso. L’omicidio di Peter fa capire bene ad ogni cittadino quanto la mafia non abbia rispetto di nessuno neppure di un povero uomo che si trova in un altro Paese, lontano dalla sua famiglia, che con tanti sacrifici cerca di inseguire un sogno per offrire ai suoi figli e a se stesso un futuro migliore. Ricordare l’omicidio di Peter significa non dimenticare mai che la criminalità organizzata fonda le sue radici su valori totalmente capovolti e adeguati a una logica criminale perché questo omicidio, di cui ancora non sono stati trovati colpevoli, non ha tenuto conto del valore della “vera famiglia” non ha tenuto conto del fatto che Peter in Nigeria ha lasciato senza sostentamento, aiuto e speranza una moglie e due figli.”

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa