Voto di scambio politico-mafioso alle Comunali, ex candidato FdI rischia processo

Nel mirino assieme a mafiosi ed estorsori di Brancaccio, anche Francesco Lombardo, arrestato a due giorni dalle Amministrative del 2022.

Palermo – L’accusa è pesante: voto di scambio politico-mafioso. A rischiare il processo assieme a mafiosi ed estorsori del clan di Brancaccio c’è anche Francesco Lombardo, candidato al consiglio comunale alle elezioni amministrative del 12 giugno 2022, nella lista di Fratelli d’Italia, che sosteneva anche il sindaco Roberto Lagalla e l’accusa per lui, in concorso con Vincenzo Vella, della cosca di corso dei Mille, è proprio quella di voto di scambio. Lombardo, geometra e già consigliere comunale a Villabate, era finito in manette a due giorni dalle elezioni, il 10 giugno di due anni fa.

Secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe incontrato Vella, che si sarebbe attivato per procurargli dei voti. Un incontro, del 28 maggio del 2022, che era stato intercettato e, per l’accusa, sarebbe stato il politico a cercare il boss per chiedergli un sostegno. Nei giorni della campagna elettorale Lombardo attraverso il suo profilo Facebook invitava i cittadini a votarlo, essendo “una persona nuova che rappresenterà per tutti un punto di riferimento, sono sicuro che mi volete bene e che andrete a votare per noi”. Ma poi, in base alle intercettazioni diceva a Vella: “Io sono in commissione urbanistica… Sono all’edilizia privata, hai capito che appena qua c’è un problema io salto… E tu mi chiami…”.

L’accusa di voto di scambio politico-mafioso non aveva retto però al vaglio del tribunale del Riesame che, come richiesto dai difensori (gli avvocati Tommaso De Lisi, Giovanni Rizzuti e Pasquale Contorno), aveva derubricato nel reato meno grave di corruzione elettorale, disponendo la scarcerazione sia di Lombardo che di Vella. Il procuratore aggiunto Marzia Sabella ed i sostituti Francesca Mazzocco, Gaspare Spedale e Giacomo Brandini, nell’avviso di conclusione delle indagini notificato ad entrambi gli indagati, hanno comunque contestato l’accusa più grave.

Dalle indagini era emerso che Lombardo si sarebbe attivato “ovunque”, come dice lui stesso, “mi stanno aiutando in tutte le zone di Palermo, ovunque, allo Zen, ovunque!”. Chi lo stava aiutando, come e perché è un aspetto che certamente sarà approfondito dagli inquirenti. La figlia del politico aveva pubblicato un post su Facebook per respingere le accuse a carico di suo padre, rimarcando che era ancora candidato e “potete andare tutti a votarlo per dimostrare realmente che persona è e che non è come l’hanno definito”.

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