Con le borse della spesa – dicono dal movimento dei Forconi – abbiamo sempre alimentato il voto di scambio, con la differenza che situazioni elettorali normali pagava il candidato mentre in tempi di virus sborsa lo Stato.
Speriamo che i 400milioni di euro erogati dal Governo in favore dei Comuni italiani e da destinare a misure urgenti di solidarietà alimentare non diventino strumento per voto di scambio.
È innegabile che il rischio che qualche sindaco possa fare campagna elettorale con i soldi dello Stato è alto, specie in quelle realtà territoriali dove le condizioni socio-economiche favoriscono la proliferazione di rapporti clientelari che trovano substrato fertile nel dramma che stanno vivendo migliaia di famiglie. Alcune delle quali già note ai servizi sociali e tante altre che si trovano sul lastrico proprio per via dell’emergenza. Secondo quanto previsto dall’ordinanza della Protezione Civile, al punto 6, la platea dei beneficiari ed il relativo contributo tra i nuclei familiari più esposti agli effetti economici derivanti dall’emergenza, è individuata dall’ufficio dei servizi sociali di ciascun ente.
Ma chi garantisce che i servizi sociali agiranno come entità davvero neutrale e non legata in alcun modo alla volontà politica? Quello della scelta dell’ufficio preposto ad individuare i destinatari delle risorse è l’unico paletto di un’ordinanza che lascia alla discrezione degli amministratori tutto il resto. Attraverso una nota di indirizzo del 30 marzo, l’Anci (associazione nazionale Comuni d’Italia) chiarisce che non è previsto un termine per l’utilizzo di tale risorse in capo ai Comuni, né obbligo di rendicontazione a terzi di quanto speso.
Inoltre la stessa Anci precisa ancora che l’individuazione degli esercizi commerciali non è soggetta a nessuna procedura standardizzata, sempre per consentire, nell’emergenza, agli enti municipali, la massima flessibilità di azione amministrativa. Può quindi procedersi a convenzioni direttamente con esercizi commerciali che hanno manifestato interesse così come si può procedere con elenchi «aperti», senza scadenza, per raccogliere adesioni da parte degli stessi. Le risorse finanziarie, considerata l’emergenza, saranno inserite in bilancio con una delibera di Giunta, senza passare quindi dai consigli comunali. Non si può e non si deve fare di tutta l’erba un fascio, ma il dubbio che alcuni sindaci, che non vantano un alto spessore etico e morale, possano approfittarne è più che legittimo. Già diversi gruppi di minoranza si sono appellati ai prefetti perché si facciano garanti di una gestione trasparente delle risorse. Più drastica, ad esempio, la posizione del movimento dei Forconi che, percependo pratiche scorrette da parte di alcuni sindaci siciliani, chiedono addirittura il blocco dei contributi ai comuni:
“…Con le borse della spesa – dicono dal movimento – abbiamo sempre alimentato il voto di scambio, con la differenza che in altre situazioni elettorali pagava il candidato ed ora paga lo Stato. Gli aiuti devono essere dati e anche al più presto, ma si devono trovare formule di gestione diverse, non si può sdoganare il voto di scambio…”.