Rexal Ford e la bimba

Villa Pamphili, il Dna conferma: è Kaufmann il padre della piccola Andromeda

Attesi gli esami istologici per chiarire l’esatta causa della morte della compagna, Anastasia Trofimova. Lui dal carcere di Rebibbia si proclama innocente.

Roma – C’è un primo punto fermo sul duplice omicidio di Villa Pamphili. Il padre della piccola Andromeda, 11 mesi appena, trovata morta il 7 giugno scorso accanto alla madre Anastasia Trofimova, 28 anni, è proprio lui, Francis Kaufmann, alias Rexal Ford. A confermarlo gli esami genetico-forensi disposti dalla Procura di Roma. L’americano, 46 anni, è attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia con l’accusa di duplice omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Restano ancora dubbi e interrogativi sulle cause della morte della giovane madre, in attesa dei risultati degli esami istologici.

L’autopsia sul corpo della bambina aveva indicato lo strangolamento come causa della morte, mentre per Anastasia gli esami, complicati dallo stato di decomposizione del corpo, non avevano evidenziato segni evidenti di violenza. Lievi segni di pressione sulla carotide, rilevati secondo alcune indiscrezioni, sembrano suggerire l’ipotesi di un soffocamento, ma solo gli esami istologici potranno chiarire definitivamente le cause del decesso di Anastasia.

La difesa di Kaufmann: “Sono innocente”

Dal canto suo Francis Kaufmann, arrestato il 13 giugno in Grecia sull’isola di Skiathos e estradato in Italia l’11 luglio, si è sempre dichiarato estraneo ai fatti. Anche nell’interrogatorio di garanzia a Rebibbia, davanti al Gip Flavia Costantini, Kaufmann aveva scelto il silenzio, ribadendo la sua innocenza solo in un incontro casuale con una delegazione dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, affermando: “Sono innocente, il tribunale lo riconoscerà”.

Il 46enne, che nel tempo ha utilizzato non solo l’alias Rexal Ford ma anche quello di Matteo Capozzi, ha un passato segnato da episodi di violenza. Arrestato cinque volte negli Stati Uniti per violenza domestica, Kaufmann ha scontato 120 giorni di carcere per un’aggressione a mano armata. La sorella Penelope lo ha definito “uno psicopatico” e “un mostro”, raccontando episodi di violenza anche contro i familiari. A tentare di stabilire la verità su ciò che è successo nel parco di Villa Pamphili sarà la Procura di Roma, che continua a indagare sul caso

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