Vietato indossare il velo in pubblico: Consiglio Fvg approva pdl nazionale

Dalla Regione Friuli arriva la norma che approderà in Parlamento. Primo firmatario è Antonio Calligaris, capogruppo della Lega.

Trieste – Vietato a scuola e in pubblico indossare il velo integrale. Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato un progetto di legge che vieta di indossare il niqab e burqa, nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. Il tema è di competenza nazionale: il pdl si aggiungerà alle analoghe proposte sull’argomento già depositate in Parlamento. La norma modifica la legge 152/1975 che già vieta le coperture del volto in pubblico, se non per “giustificato motivo”, sopprimendo proprio questa espressione.

Non è tutto: vengono inasprite le sanzioni (da 1/2mila euro a 5/10mila euro) e viene introdotta una multa contro la coercizione a coprire il volto, punita in maniera più pesante se imposta a donne, minorenni o disabili. Primo firmatario è Antonio Calligaris, capogruppo della Lega, che parla di risposta al “caso Monfalcone”, il comune del goriziano – dove un terzo della popolazione è di origine bengalese – dove in una scuola professionale 4 ragazze si presentavano a scuola con il capo e il volto coperto dal niqab.

La proposta nazionale è passata con i soli voti della maggioranza di centrodestra; le opposizioni (Pd, Patto per autonomia e M5s) – che si sono comunque espresse in modo netto contro l’uso del niqab a scuola – non hanno votato in polemica con la calendarizzazione del provvedimento, che coincide con la campagna elettorale per le comunali proprio a Monfalcone. Qui infatti si vota anticipatamente dopo che la ex sindaca Anna Maria Cisint è stata eletta al parlamento europeo. Avs e Open sinistra Fvg hanno votato contro.

La “battaglia” della Lega contro l’uso del burqa in pubblico, è partita dalla mozione approvata al Consiglio regionale della Lombardia. Nella votazione è passato un emendamento di Fi che elimina la dicitura “velo islamico” per quella più generica di “indumenti che coprono il volto”. Bocciato invece quello di Fdi, che invitava il governo a valutare l’estensione del divieto del velo a scuola. In fibrillazione anche la Lega del Friuli Venezia Giulia, il cui segretario regionale Marco Dreosto aveva annunciato una mozione e un progetto di legge regionale dello stesso tenore, prospettando addirittura che il divieto diventasse “un indirizzo comunitario” a livello Europeo. Il caso delle studentesse di Monfalcone che hanno deciso di indossare il velo islamico integrale a scuola, in effetti ha fatto molto discutere.

Dalla Lombardia la battaglia contro il velo era approdata a Venezia. L’ultima iniziativa leghista in ordine di tempo è stata nella città lagunare, dove il gruppo consiliare del Comune aveva annunciato la presentazione di una mozione per vietare l’utilizzo del burqa o del niqab per coprire il volto, arrivando a prospettare anche l’adozione del Daspo urbano per chi li indossa in pubblico. Primo firmatario dell’istanza è stato il capogruppo Alex Bazzaro assieme ai consiglieri Riccardo Brunello, Giovanni Giusto (che è delegato del sindaco alle ‘tradizioni veneziane’), Paolo Tagliapietra e Nicola Gervasutti. A intervenire sul caso Monfalcone era stato il garante regionale dei diritti della persona Enrico Sbriglia, che aveva parlato di “offesa alla nostra cultura e alla nostra identità”. 

“Preoccupante, paradossale e inaccettabile che accada in una scuola che dovrebbe essere luogo di libertà”- affermava Sbriglia esprimendo indignazione. Il garante si chiede poi quale sia il messaggio pedagogico che si rimanda agli studenti e si augura che non sia una provocazione in risposta alle polemiche dei mesi scorsi “giocata anche in questo caso sul corpo delle donne”. A suo avviso non sono comunque “questioni negoziabili”, “non si può assecondare questa visione oscurantista, né restare indifferenti perché sarebbe come esserne complici” – tuonava il Garante. “Le donne devono essere rispettate nella libertà di mostrarsi come vogliono e dove lo vogliano e non subire imposizioni e umiliazioni a sfondo religioso in un contesto che mette in grossa difficoltà le persone ospitanti”.

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