I dati Istat: a scuola 338mila alunni con problemi, il 56% ha disturbi di sviluppo psicologico. Tanti i progetti rimasti solo sulla carta.
Roma – La disabilità all’italiana: molte parole, pochi fatti! In Italia c’è in una situazione molto preoccupante, soprattutto se messa in confronto coi livelli standard europei. Eppure, abbiamo una legislazione di alto livello, ma nel concreto i risultati sono scarsi. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, in Italia le persone disabili sono circa 3 milioni e 150mila. Le più soggette al disagio sono gli anziani, con il 22% over 75 in condizioni di disabilità. Inoltre, l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha diffuso i dati sulla scuola. Nell’anno 2022-2023 sono stati rilevati 338 mila alunni disabili. In dettaglio, nella scuola dell’infanzia il 56% manifesta disturbi dello sviluppo psicologico, dato che cala nella scuola secondaria di II grado.
La disabilità intellettiva è più presente, invece, nelle scuole secondarie di I e II grado. Da segnalare, inoltre, che molti alunni presentano una pluri-disabilità, ovvero più handicap. Le zone d’ombra si palesano nella carenza di insegnanti di sostegno specializzati. L’Italia è uno strano Paese. Constatando il rapporto alunno-insegnante, emerge che questo tipo di insegnanti sono maggiori di quelli previsti per legge. Ma qui si nasconde l’arcano. Molti docenti provengono dalle liste curriculari, ma non hanno una formazione ad hoc, ma selezionati per coprire un “vuoto” di persone specializzate. Su questo aspetto è il Nord a meritarsi il cartellino rosso, mentre al Sud la situazione è meno disastrata. Un’altra… peculiarità del presappochismo burocratico italico è che a scuola iniziata, il 12% dei docenti di sostegno non risultano assegnati.
Qualche miglioramento, tuttavia, è stato registrato. Negli ultimi quattro anni è calato il numero di insegnanti selezionati dalle liste curriculari. Resiste, però, il cattivo vezzo di cambiare insegnante da un anno all’altro, problema che investe due alunni si tre. La discontinuità educativa rischia di svantaggiare l’inclusione degli alunni disabili. Eppure il legislatore era stato lungimirante. Ovvero, aveva previsto per gli alunni problematici il Piano Educativo Individualizzato (PEI). Grazie alla collaborazione di scuola, famiglie, specialisti e, a volte l’alunno/a interessata si progettava un percorso di inclusione per lo studente.
Progetti che, spesso, sono rimasti sulla carta, in quanto un bambino su quattro dopo un mese e mezzo dall’inizio dell’anno scolastico, il PEI era ancora assente. Poi, ancora sono presenti, in molte scuole e in luoghi come le biblioteche, barriere architettoniche che, di fatto, escludono molti studenti. Lo scenario si fa ancora più drammatico quando la disabilità è collegata alla povertà, che nemmeno le elargizioni monetarie previste dalla legge, pur necessarie e indispensabili, riescono a trasformare in una condizione di vita dignitosa. Infine, la spesa sociale investita in questa problematica è inferiore rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Germania, Inghilterra e Paese Scandinavi.
Il governo in carica, per quanto riguarda le risorse, ha cercato di sistematizzare i tanti fondi destinati ai disabili, creandone uno apposito. Solo che i soldi sono meno di prima. Si stima che siano 50 milioni di euro in meno. Se le stime sono queste, è una grave affronto subito da persone in difficoltà, che andrebbero aiutate concretamente. Oltre ad essere un grave oltraggio ai più elementari concetti di civiltà e democrazia. Per non parlare della mancanza di umanità e rispetto. E meno male che siamo un Paese cattolico!