L’allungamento a 10 anni delle detrazioni sui contributi edilizi può ancora cambiare: si attendono dettagli del testo che passa alla Camera.
Roma – La croce del superbonus, per governo, cittadini e imprese tiene tutti col fiato sospeso . Il prospettato allungamento a dieci anni delle detrazioni relative ai contributi edilizi potrebbe cambiare lo scenario. Ora si attendono i dettagli del testo di conversione del dl che verrà approvato in Senato e passerà poi alla Camera per capire meglio le intenzioni in vista del prossimo anno, che vedrà un probabile restyling di tutti gli incentivi. Il Superbonus ha creato non pochi scontri sulla scena politica, soprattutto tra i ministri Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani. Quest’ultimo non vede di buon occhio la retroattività del provvedimento.
Sembra una novità, ma l’intervento sul bonus più discusso di sempre è un ritorno al passato. L’annuncio dello spalma-crediti per il Superbonus ha rispolverato una soluzione antica che forse qualcuno ancora ricorda: tra il 2008 e il 2011, per ridurre il peso dell’ecobonus (all’epoca al 55%) sulle casse pubbliche, il recupero della detrazione fu prima allungato da tre a cinque rate annue e poi portato a dieci. Nel 2012, con il restyling del 36%, fu abolito il recupero accelerato in tre e cinque rate per i contribuenti con almeno 75 o 80 anni. E la soluzione trovata dal governo non sembra molto diversa. Per la prima volta è stato ipotizzato un intervento su spese già sostenute (dal 1° gennaio 2024), con prolungamento obbligatorio a dieci anni delle detrazioni del superbonus, bonus barriere architettoniche e sisma bonus.
Bisognerà vedere i dettagli del testo di conversione del decreto-legge 39/2024 che passerà alla Camera per l’ok definitivo (atteso entro il 29 maggio). Aleggiano molti dubbi nelle imprese e tra i committenti: la differenza tra il recupero in quattro anni e in dieci è cruciale. Ad esempio, su un investimento di 196 mila euro (dato medio Enea) per riqualificare con il superbonus al 70% nel 2024 una casa bifamiliare in comproprietà tra i coniugi, la rata annuale scende da 17.150 euro a 6.860 euro, ipotizzando che i beneficiari si dividano l’agevolazione.
La spalmatura in dieci anni, abbassando l’importo della rata, può persino rendere più facile portare in detrazione il superbonus a chi ha redditi medio-alti. La detrazione è resa obbligatoria dallo stesso decreto-legge per tutti coloro che non hanno avviato i lavori entro il 29 marzo. Secondo le Finanze solo il 3,4% dei contribuenti dichiara un’imposta abbastanza alta da potervi scaricare un bonus di 17.150 euro, mentre la platea si allarga al 15% se la rata scende a 6.860 euro. Il reddito necessario si abbassa così da 70mila a 35 mila euro. E resta una situazione disastrosa lasciata dal bonus che anche l’osservatorio dell’Oxford Economics, leader nelle previsioni economiche globali e nelle analisi econometriche, ha bollato come “peggiore misura di politica fiscale adottata in Italia negli ultimi dieci anni”.
Resta un groviglio che impone a chi ha cantieri aperti di aspettare la conversione del decreto. E che lascia nella più completa incertezza chi deve ancora partire: in condominio è molto difficile che tutti i proprietari abbiano la capacità di anticipare le spese e un reddito abbastanza alto da poter sfruttare la detrazione, anche immaginando un superbonus a recupero decennale. Bisogna perciò capire se e quali misure verranno delineate dal 2025 per i contribuenti con scarsa capienza Irpef. Per tutti gli interventi, compresi quelli sulle singole unità immobiliari, c’è poi da considerare il fattore tempo. Chi parte oggi con un progetto di un certo rilievo non può essere sicuro di chiudere il cantiere entro il 31 dicembre. E a fine 2024 scadono tutti i bonus ordinari, tranne il superbonus (che nel 2025 verrà ridotto al 65%), il bonus barriere del 75% e il vecchio 36% (unica detrazione a regime).
Ma cosa sarà previsto per l’anno prossimo? Pare da escludere la solita proroga delle agevolazioni ordinarie (ristrutturazioni, ecobonus, sisma bonus, bonus mobili e giardini). Appare più probabile un restyling degli incentivi che cerchi di coniugare due esigenze opposte cioè quella di contenere la spesa pubblica, già provata dal superbonus, e raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico richiesti dalla direttiva Ue sulle case green. In Parlamento ci sono già diverse proposte per il 2025. È chiaro che la cessione del credito “per tutti” non tornerà e anzi l’emendamento del Governo blocca fin da subito anche la trasferibilità delle rate residue.
Resteranno le detrazioni, ma ribassate rispetto al superbonus e modulate in base al tipo di intervento. Allo stesso tempo, però, ci saranno anche meccanismi a prenotazione, magari riservati a contribuenti incapienti: il sistema potrebbe essere molto simile a quello per il bonus acqua potabile o colonnine elettriche.