Forse Cosimo Calò era davvero convinto di non finire in galera considerata la sua età e forse questa erronea convinzione lo ha aiutato a sparare contro il fratello e la cognata che lo implorava di risparmiarla. Avrebbe ucciso anche l’altro germano, che odiava più di tutti, ma per ben due volte non l’ha trovato in casa. E meno male.
CAROVIGNO (Brindisi) – “Vi ammazzo tutti tanto non mi arrestano visto che ho superato gli 80 anni”. Invece in galera c’è andato di filato Cosimo Calò, 83 anni, possidente agricolo, con la pesantissima accusa di duplice omicidio volontario premeditato. L’uomo ha ucciso il fratello Antonio, 70 anni, e la cognata Caterina Martucci di 64, all’interno del loro casolare di contrada Canali a Serranova, frazione alle porte di Carovigno.
I cadaveri di marito e moglie, riversi sul pavimento in un lago di sangue, sono stati scoperti lo scorso 1 marzo da un altro dei fratelli Calò, Carmelo, che avrebbe dovuto accompagnare da un notaio la coppia morta ammazzata. E anche lo stesso Carmelo l’avrebbe scampata bella atteso che il germano, reo confesso, dopo avere ucciso a fucilate i due parenti, avrebbe cercato di accoppare anche l’altro fratello che, fortuna volle, non ha mai trovato in casa nonostante l’avesse cercato per ben due volte.
Il piano criminoso ed il movente sono bene evidenziati nelle dieci pagine del provvedimento di fermo di indiziato di delitto che l’8 marzo scorso il Pm del tribunale di Brindisi, Francesco Carluccio, ha emesso a carico di Cosimo Calò, assistito dall’avvocato Carmela Roma. L’uomo ha ammesso le proprie responsabilità presso la caserma dei carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, al termine di una serrata attività investigativa condotta dai militari del NOR diretti dal capitano Vito Sacchi e dal tenente Alberto Bruno.
L’odierno indagato ha poi ripetuto la confessione davanti al Gip Vilma Gilli manifestando un odio infinito verso i congiunti ammazzati m anche nei confronti di quelli rimasti in vita: ”Durante l’interrogatorio, innanzi al Pm e inizialmente anche innanzi a chi scrive – afferma il Giudice per le indagini preliminari – Cosimo Calò ha manifestato il suo vero e proprio odio nel confronti di Carmelo con espressioni dure e, come si legge nella richiesta del Pm, anche con mimica facciale e toni di voce risalente dal profondo dell’animo, che hanno colpito tutti i presenti restati veramente basiti.…Fino ad aggiungere che Carmelo lo ammazzerebbe anche oggi o domani se lo incontrasse“.
Il crimine dunque è maturato nell’ambito di ataviche incomprensioni familiari legate a questioni di eredità ovvero di una cospicua quantità di soldi che il presunto assassino voleva intascare a scapito degli altri eredi. Il fratello sopravvissuto ha riferito agli investigatori che Cosimo, 6 o 7 mesi fa, si sarebbe recato presso l’abitazione di Antonio, in contrada Canali, dove si trovavano anche la moglie Caterina e lo stesso Carmelo. I tre sarebbero stati minacciati di morte: “Vi ammazzo a tutti tanto non mi arrestano visto che ho superato gli 80 anni – avrebbe profferito il presunto assassino – e tu (rivolto a Carmelo) che te ne devi fare della proprietà? Va bene, non finisce qua, questo è l’inizio”.
I beni che voleva a tutti i costi Cosimo riguardavano, oltre quelli dei genitori scomparsi, il patrimonio del loro defunto fratello Angelo che, a seguito di un testamento olografo per un valore di oltre 100mila euro, aveva lasciato ad Antonio. Cosimo provava astio per tutti gli aventi diritto ed in particolare per il fratello Antonio poiché sospettava che la quota parte dell’eredità poteva essere intascata dalla nipote, titolare della pizzeria “Contrada 21”, costruita proprio su un terreno di proprietà dello zio Antonio Calò. Ma c’è di più.
I dissapori fra Antonio e Cosimo sarebbero legati anche ad un terreno che svariati anni prima l’omicida aveva ricevuto in dono dalla madre e che poi aveva venduto al fratello per la somma di 2 milioni delle vecchie lire. A quanto pare i due firmarono una scrittura privata (poi smarrita da Antonio), senza mai registrare il passaggio di proprietà. Anni dopo, quando Antonio avrebbe chiesto a Cosimo di formalizzare la cessione del terreno, che sarebbe stato utilizzato come parcheggio a servizio del locale da ballo gestito dalla figlia di Carmelo, questi gli avrebbe negato la compravendita.
Fra i due germani dunque non correva buon sangue anche per via di alberi tagliati e dispetti diversi che Cosimo e Carmelo usavano scambiarsi per poi incolparsi reciprocamente. Infine l’epilogo che non è stato di certo l’atto di successione. Cosimo Calò, imbracciando il suo fucile Breda calibro 12, nuovo fiammante, regolarmente registrato il 23 febbraio scorso, si recava presso la casa di Antonio:
”Volevo ammazzare Carmelo – racconta Calò al magistrato – ma non avendolo trovato bussavo alla porta di Antonio. Una volta aperta la porta mio fratello mi faceva indietreggiare aggredendomi e cosi partiva un colpo di fucile che lo colpiva in faccia, poi ho sparato due colpi a mia cognata mentre tentava di fuggire in camera da letto…”.
Qualcuno dei parenti sospetta che l’indagato possa avere avuto un complice ma l’ipotesi, sino ad ora, non sarebbe stata confermata. Le indagini dei carabinieri proseguono per fare chiara luce sull’intera vicenda.