HOME | LA REDAZIONE

Venite, ho ammazzato mio figlio

Un terribile gesto provocato da una patologia spesso sottovalutata. La donna aveva bisogno di controllo e di continue attenzioni. In quell’ora che si è trovata da sola è scattato il raptus omicida.

VOGHERA (Pavia) – Non ha profferito parola davanti al Gip pavese la donne che ha ammazzato il figlioletto. Non era in condizioni di poterlo fare dunque se ne riparlerà quando la sua salute, specie quella psichica, sarà in condizioni migliori. Intanto rimane ricoverata nel reparto di psichiatria del San Matteo di Pavia, Elisa Roveda, 45 anni, la mamma di Voghera che ha ucciso in casa il figlio Luca di poco meno di un anno lo scorso 14 luglio. La donna, in stato di arresto, è guardata a vista dal personale sanitario e dagli agenti penitenziari e continua una terapia contro la depressione, la patologia che l’avrebbe portata a compiere l’infanticidio.

Dunque scena muta davanti al Gip Fabio Lambertucci, e al Pm Paolo Pietro Mazza, che comunque ha convalidato l’arresto e la traduzione in carcere lo scorso 17 luglio:

La palazzina di via Mezzana dove si è consumata la tragedia

”Non poteva rispondere al giudice – ha detto Gianfranco Ercolani, legale di fiducia dell’indagata – non era assolutamente in condizione di rispondere. La prima preoccupazione è di carattere medico e riguarda le sue condizioni. Poi, quando sarà il momento, cercheremo di capire nel dettaglio quanto accaduto”.

La tragedia si sarebbe consumata in pochi minuti quando la donna, che a detta della psichiatra che l’aveva in cura non doveva essere lasciata mai sola, ha avuto tra le mani il bimbo nella casa di via Mezzana dove per un’ora Elisa è rimasta lontana dal marito Maurizio Baiardi, 48 anni, camionista, uscito di casa per lavoro. Erano le 9 circa del mattino quando la donna, senza nessuno che la controllasse, ha stretto con le sue mani il collo del bimbo sino a soffocarlo. Subito dopo Elisa avrebbe chiamato il 112 confessando all’operatore l’atroce delitto: ”Venite in casa ho ucciso mio figlio”.

Marco Roveda, nonno materno

Subito dopo arrivava in casa la nonna materna, Angela Cullaciati, che si trovava davanti uno spettacolo raccapricciante: il nipotino morto ammazzato e la figlia distesa sul letto in stato confusionale accanto al cadaverino del figlio. La donna allertava il 118 e i carabinieri che giungevano sul posto poco dopo per constatare il decesso del piccolo Luca che avrebbe compiuto 1 anno il prossimo 30 luglio:

” Il marito non doveva lasciarla sola – dice a caldo Marco Roveda, padre di Elisa – ha sbagliato. Un mese e mezzo fa aveva fatto la prima visita dai dottori. Pochi mesi dopo il parto ha avuto un esaurimento. Non andava lasciata sola”.

Elisa Roveda lavorava part time presso uno studio di commercialisti a Voghera e si era sposata con Maurizio Baiardi nel 2017 dopo una lunga convivenza. La donna aveva voluto con tutta sé stessa la nascita del bimbo ma subito dopo il parto appariva diversa. Probabilmente era stata colpita dalla cosiddetta depressione post-partum, come la chiamano i medici, vissuta dalle puerpere come uno stato di tristezza estrema e perdita di interesse nelle normali attività esistenziali che colpisce le madri nelle prime settimane o nei primi mesi dopo il parto.

A sinistra il papà della piccola vittima, Maurizio Baiardi

Oltre a stati depressivi preesistenti, le possibili cause sono connesse anche a problemi correlati alla gravidanza, come parti prematuri o difetti congeniti dei nascituri. I sintomi vanno dall’estrema tristezza al cattivo umore, stanchezza estrema, ansia, difficoltà a interagire, mancanza di interesse, paura di fare male al bambino e, come in questo caso, pensieri omicidi o suicidi:

” È sempre stata normale mia figlia, non aveva problemi – aggiunge il padre – non la vedevo da 15 giorni, l’avevo incontrata con la mia ex moglie e il bambino nel passeggino. Ma non c’erano segnali che potesse accadere questo. Luca era un bimbo bellissimo e adesso non c’è più…”.

Al di là delle parole, dette in un momento di grande sconforto, rimane la pena, e il dolore di tutti, per la piccola vita spezzata:

” Sono morto anch’io – afferma Maurizio Baiardi non potrò mai perdonarmi di essere andato al lavoro. Non stava bene, ma una simile tragedia era inimmaginabile. Elisa si è svegliata e mi ha detto di andare, di non preoccuparmi, di sentirsi meglio…”. Quell’ora di assenza dei congiunti è risultata fatale.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa