Fratelli d’Italia presenta un pacchetto di misure per contrastare le “contro-società” e rafforzare le tutele contro matrimoni forzati e pratiche lesive della dignità.
Una proposta legislativa destinata ad alimentare il dibattito pubblico è stata presentata alla Camera da esponenti di Fratelli d’Italia. Il testo, firmato dai deputati Sara Kelany, Galeazzo Bignami e Francesco Filini, introduce una serie di norme volte a contrastare quello che viene definito “separatismo”, ovvero la formazione di comunità chiuse dove prevalgono regole alternative all’ordinamento italiano.
Tra le misure più controverse figura il divieto di indossare indumenti che coprano completamente il volto in luoghi pubblici, strutture educative di ogni ordine e grado, università, negozi e uffici. La norma colpirebbe quindi burqa e niqab, prevedendo sanzioni amministrative che vanno da 300 a 3.000 euro per chi viola il divieto.
I promotori del provvedimento giustificano questa scelta con due motivazioni: garantire la sicurezza pubblica attraverso il riconoscimento delle persone e tutelare la dignità femminile, partendo dal presupposto che coprire il volto rappresenti una forma di mortificazione per le donne.
Un altro pilastro della proposta riguarda il controllo sui finanziamenti destinati alla costruzione e al mantenimento degli edifici di culto, con particolare attenzione alle moschee. Il testo prevede l’obbligo di rendere trasparente la provenienza dei fondi, impedendo che derivino da soggetti con finalità contrarie all’ordinamento statale o che possano minacciare l’ordine pubblico.
Particolare attenzione viene dedicata ai finanziamenti provenienti dall’estero, che dovranno essere comunicati dettagliatamente al Ministero dell’Interno. Secondo i proponenti, questa misura serve a prevenire forme di influenza indiretta esercitate attraverso il sostegno economico a luoghi di culto.
Il progetto di legge interviene anche sul fronte dei matrimoni combinati e forzati, inasprendo le sanzioni previste dal Codice Rosso. La reclusione per chi induce qualcuno al matrimonio mediante inganno passa da un massimo di 5 a 7 anni. Viene inoltre introdotta una nuova fattispecie di reato per chi costringe altri a sposarsi usando violenza, minacce o sfruttando precetti religiosi, con pene da 4 a 10 anni di carcere, aggravate se la vittima è minorenne.
Tra le novità figurano due nuove fattispecie penali: l’esame obiettivo di verginità e il rilascio del relativo certificato, punibili con reclusione da 2 a 5 anni, salvo che l’esame sia effettuato dal medico per ragioni sanitarie.
Si propone inoltre di ampliare il reato di propaganda e istigazione a delinquere, includendo anche chi diffonde idee fondate sulla superiorità e sull’odio religioso. Ai prefetti verrebbe attribuito il potere di chiudere temporaneamente i luoghi di culto dove si svolgono attività illecite di questo tipo.
Gli estensori del testo hanno inquadrato la proposta come parte fondamentale della linea politica del partito, rivendicando un equilibrio tra accoglienza e difesa dei principi di libertà. L’obiettivo dichiarato è impedire la nascita di comunità separate dove prevalgano norme alternative a quelle dello Stato italiano, con particolare riferimento al fondamentalismo religioso.
La proposta, presentata insieme al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, dovrà ora seguire l’iter parlamentare, dove è prevedibile che susciti reazioni contrastanti tra le diverse forze politiche e nella società civile.