La strage di Ustica del 27 giugno 1980, che provocò 81 vittime, rimane avvolta nel mistero dopo oltre 43 anni. E non saranno certo le parole di Amato a riaprire l’inchiesta sul “muro di gomma”. Depistaggi, strani decessi, condanne e assoluzioni, connivenze, complicità ed una politica collusa rappresentano le sabbie mobili di una tragedia destinata a rimanere una vergogna tutta italiana.
USTICA (Palermo) – Sulla strage che prende il nome dalla bellissima isola siciliana si parla da ben 43 anni. E’ inimmaginabile quanto fango, misto a pattume, sia stato gettato contro la memoria delle vittime con le 13 strane morti di ufficiali, sottufficiali e militari dell’aeronautica italiana che sapevano la verità e avrebbero potuto rivelarla. Per non parlare di depistaggi, ipotesi fantasiose, decine di piste e inchieste che non hanno portato a nulla. Ed è meglio stendere un velo pietoso sulla politica che, in questi lunghi anni, ha offerto le coperture necessarie ai veri assassini affinché non sedessero sul banco degli imputati.
Insomma l’eccidio del 27 giugno 1980 provocato dall’esplosione del Dc9 Itavia IH-870 Bologna-Palermo che provocò il decesso dei 77 passeggeri e dei 4 membri dell’equipaggio è rimasto impunito. Il fatto in sé è notissimo. Sulla tragedia si sono stesi fiumi d’inchiostro. Articoli, servizi, inchieste televisive e libri, si è scritto di tutto e di più. E non sono nuove nemmeno le mezze rivelazioni di Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio e sottosegretario all’epoca dei fatti, delle scorse settimane che addebitano ai francesi le responsabilità dell’omicidio plurimo. Con tanto di conferenza stampa Amato non ha fatto altro che ribadire ciò che era noto da decenni e che come un “cavallo” di ritorno è balzato di nuovo alla ribalta delle cronache ed enfatizzato da certa stampa:
”Non ho ritrattato niente – precisa Amato mettendo le mani avanti – non ho mai detto che stavo dando la verità su Ustica. Ho detto che portavo avanti l’ipotesi ritenuta più credibile tra quelle formulate, specificando che non avevo la verità da offrire ma il mio scopo era provocare se possibile un avvicinamento alla verità. Se Macron dimostra che è infondata bene, se no deve chiedere scusa…”.
Ma cos’è un farsa? La commedia continua? Francesco Cossiga, buonanima, nel 2007, davanti ai microfoni di Rai e Skytg24, già da senatore ed ex presidente della Repubblica, ebbe a fare un puntuale “j’accuse”, per dirlo alla francese, contro le autorità di Parigi:
” I servizi segreti italiani mi informarono – spiegava Cossiga – così come fecero con l’allora sottosegretario Giuliano Amato, che erano stati i francesi, con un aereo della Marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza. Se fosse stato ad impatto non sarebbe rimasto nulla dell’aereo…”.
Quelle parole fecero scaturire la riapertura dell’inchiesta. In quell’occasione i Pm Erminio Amelio e Maria Monteleone sentirono, come testimoni, sia Cossiga che Amato ed avviarono tutta una serie di accertamenti per dare consistenza alle dichiarazioni dei due rappresentanti delle istituzioni. I magistrati inquirenti portarono a processo, sia in primo che in secondo grado, i loro fascicoli che videro alla sbarra alcuni ex generali dell’aeronautica militare accusati di aver tramato affinché la verità non venisse a galla.
La Cassazione poi dichiarò prosciolti tutti gli imputati. Dunque i Pm Amelio e Monteleone non fecero altro che ripartire dall’archiviazione, per il reato di strage, disposta dall’allora giudice Priore ma nonostante gli sforzi investigativi l’inchiesta si concluse con un nulla di fatto:
”Al giovane presidente francese Macron – aggiunge Amato in conferenza stampa – che aveva due anni all’epoca, chiedo che ci liberi dalla questione Solenzara, che era la base militare in Corsica da dove potrebbe essere partito il caccia che lanciò il missile contro il Dc9…La Nato ai fini del chiarimento di ciò che accadde, per quanto io ne sappia, ha in parte collaborato e in parte no. Ha collaborato non negando le carte che dimostravano che quella sera erano in volo in quella zona aerei americani, belgi, francesi, inglesi, ma asserendo che non era un’esercitazione Nato…”.
Vabbè vecchie dichiarazioni trite e ritrite, nulla di nuovo. E che ci fosse puzza di francesi si sapeva da sempre. Bastava approfondire le indagini sulla morte del maresciallo A.M. Mario Alberto Dettori di Grosseto ritrovato impiccato ad un albero. Chi era il sottufficiale francese che per qualche giorno era stato ospite di Dettori per poi sparire dopo la sua morte?