In Sicilia si rispolvera lo scudo crociato della Dc per le prossime regionali. Prove tecniche per il palcoscenico nazionale? Il vecchio che si ripulisce?
Roma – In Sicilia alle elezioni regionali sarà presente anche il simbolo della “Dc Nuova”. Un simbolo quello della Democrazia Cristiana che è stato a lungo contestato da vari esponenti della Prima repubblica. Una situazione che neanche i tribunali dopo varie contestazioni e provvedimenti sono riusciti del tutto a dipanare. Tanti esponenti politici, anche sconosciuti, negli anni hanno cercato di appropriarsi dei valori che ispirarono Don Luigi Sturzo ma con scarsi risultati. La vicenda si trascina dal 1994, anno della dissoluzione della Dc e della diaspora democristiana con conseguente disputa legale sulle spoglie del partito.
Emersero allora diverse formazioni di tanti piccoli gruppi politici che, in vario modo, cercarono di prenderne l’eredità. Ma al di là dei vari tentativi e indipendentemente dai risvolti giudiziari, il corso degli avvenimenti, le inchieste giudiziarie di “mani pulite”, la successiva discesa in campo di Berlusconi e la mutazione del corpo elettorale ha portato molti ex Dc ad assumere posizioni differenti. Così sono nati dalla stessa ex “balena bianca” due correnti di pensiero, il PPI ed il CCD, cioè il Partito popolare italiano ed il Centro democratico cristiano. Il primo posizionato a sinistra e l’altro a destra.
Poi nel corso degli anni tanti altri esponenti DC hanno dato vita ad altre formazioni di centro. Ormai però con la nuova riforma elettorale, l’abbandono del proporzionale puro ed un sistema allora sempre più bipolare, si sono schierati con il centrosinistra e con il centrodestra. In sostanza la frammentazione della Democrazia Cristiana cominciò negli anni ’90, a seguito della crisi politica italiana che vide la rottura dei vecchi equilibri politici, con la nascita della Lega Lombarda, il crollo della cosiddetta Cortina di ferro e le tante inchieste giudiziarie che coinvolsero quasi tutti i partiti della prima Repubblica. In ogni caso adesso la voglia e lo spazio per un nuovo centro si percepisce con maggiore vigore e soprattutto c’è aria di rinnovato entusiasmo.
D’altronde i valori che diedero impulso al partito di Alcide De Gasperi sono tutt’oggi attuali. Come i principi ispiratori della “dottrina sociale della Chiesa”. Così Totò Cuffaro, commissario regionale della Democrazia Cristiana “D.C. Nuova”, riprende un percorso, per molti versi interrotto da molteplici eventi. Dopo tanti successi ottenuti in vari comuni siciliani da parte del partito guidato dall’ex presidente della Regione, la lista si scommette il proprio futuro partecipando alla competizione elettorale, nella coalizione del centrodestra, per contribuire con i tanti candidati ad amministrare la Sicilia.
In questa occasione, dopo diversi tormenti e difficoltà, la “Nuova Dc” e “l’UDC” riescono a raggiungere un accordo. Esso potrebbe anche avere, forse in futuro, una probabile base di partenza per colmare tante incomprensibili divisioni. Chissà. In ogni caso l’attuale domiciliazione di alcuni candidati dell’Udc che hanno trovato ospitalità nelle liste e sotto il simbolo della Democrazia Cristiana organizzata da Totò Cuffaro.
Ciò può essere considerato un nuovo percorso, che al netto di ogni interesse elettorale momentaneo, potrebbe rappresentare un nuovo punto di partenza e, secondo i due partiti centristi, “L’inizio di un importante ragionamento che permetterà di tenere alto il nome della Democrazia Cristiana e porre fine al contenzioso per il simbolo dello scudocrociato”. Il tempo offrirà nuovi spunti di riflessione.
“…Siamo convinti che l’impegno di oggi, per alcuni candidati Udc, di stare nella stessa lista della DC, presentata alle elezioni regionali siciliane, sia di buon auspicio per il futuro – afferma Cuffaro – e che si possa al più presto riunire il simbolo dello Scudo Crociato con la scritta Libertas col nome della Democrazia Cristiana. Il messaggio che vogliamo dare agli elettori è quello di volere costruire un centro moderato che prediliga la politica ragionata e di giustizia e non quella faziosa e giustizialista…”. Se son rose…