Unione Europea e Italia spaccate sull’aborto, tra libertà e difesa della vita

L’11 aprile scorso, tra le polemiche, è stato chiesto che la libertà di abortire venga inserita nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.

Roma – Per il Parlamento europeo l’aborto non è tabù. Mentre in Italia ci si sta accapigliando sul tema, tra chi lo considera un diritto delle donne e chi un omicidio, dividendosi tra laici e difensori ad oltranza della vita, il Parlamento europeo ha dato parere favorevole al diritto all’aborto. L’11 aprile scorso, inoltre, è stato chiesto che la libertà di abortire venga inserita nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (UE), esortando le istituzioni a eliminare gli ostacoli che riguardano la salute e i diritti sessuali e riproduttivi e la parità di genere. Senza dubbio si tratta di un tema molto delicato, che ha a che fare con aspetti profondi della coscienza individuale e collettiva e in un Paese cattolico come l’Italia, assume toni da crociata medievale. Invece uno Stato laico e liberale non deve essere influenzato, nelle sue decisioni, da nessuna religione. Anche perché un diritto non va confuso con un obbligo.

Inoltre, il testo approvato invita i Paesi dell’UE a depenalizzare l’aborto secondo le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che mirano a proteggere la salute di donne e ragazze povere per favorire la prevenzione di oltre 25 milioni di aborti non sicuri all’anno. La risoluzione del Parlamento europeo è una dura condanna verso alcuni Stati, Polonia e Malta che non vogliono abrogare le leggi che impediscono o riducono l’aborto. Come dura è stata la condanna di quei medici o istituzioni scientifiche che negano il diritto per una questione di “coscienza”, mettendo a rischio la vita e la salute della paziente. Infine (prosegue la nota del Parlamento) la metodologia procedurale dell’aborto dovrebbe essere obbligatoria nel curriculum di medici e studenti.

Ed ancora, la Commissione Europea viene esortata affinché le organizzazioni che ostacolano la parità di genere e i diritti delle donne, anche quelli riproduttivi, non debbano ricevere risorse finanziarie dall’UE, mentre gli Stati membri devono investire in programmi e sussidi per i servizi sanitari e la pianificazione familiare. Con la situazione penosa del servizio sanitario nazionale del nostro Paese questo invito non potrà che essere rigettato, purtroppo! In seguito a questa risoluzione sono insorti gli strali di organizzazioni contrari all’aborto.

Tra queste “Pro Vita e Famiglia”, un’associazione ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) operante in favore dei bambini, delle madri e dei padri, difende il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, promuove la famiglia fondata tra un uomo e una donna, sostiene la libertà e la priorità educativa dei genitori. Addirittura, lasciando fuori dalla sede del Parlamento, a Bruxelles, un camion con raffigurato un feto insanguinato e uno striscione che recitava: ”Uccidere un bambino non è un diritto fondamentale” e dichiarando: “Oggi è un giorno tragico per la storia dell’Europa e per i suoi valori fondanti”.

In una democrazia ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, per cui, nel caso in questione, è utile riportare la richiesta di modifica dell’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, dove recita testualmente “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”. A buon intenditore…!

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