Lei aveva paura di quell’uomo possessivo e geloso e intendeva chiudere la relazione. Lui aveva già deciso per tutti e due: mia o di nessun altro. Quattro colpi, due cadaveri.
ROMA – In una Italia straziata dai femminicidi quello di una poliziotta sparata da un collega ha destato clamore e sconcerto al tempo stesso. Il copione è quasi sempre lo stesso: il rifiuto di una relazione finita. Anche stavolta sarebbe stato questo il movente che ha armato la mano di Massimiliano Carpineti, 48 anni, assistente capo in servizio presso la Camera dei Deputati, che ha sparato tre colpi di pistola alla collega Pierpaola Romano, 58 anni, sposata con un figlio, sostituto commissario della polizia di Stato nel medesimo ufficio dell’assassino. L’uomo si è poi tolto la vita con la stessa pistola d’ordinanza con cui aveva fatto fuori la donna.
Il gravissimo duplice fatto di sangue si è consumato lo scorso 1 giugno, poco dopo le 11, in via Rosario Nicolò, a Torraccia, periferia di Roma. Non si sa bene se i due poliziotti avessero deciso di incontrarsi o se Carpineti abbia agito di propria iniziativa, fatto sta che la donna, libera dal servizio, stava uscendo dall’atrio del palazzo dove abitava. Nascosto nell’androne, arma in pugno, c’era Carpineti che in una manciata di secondi faceva fuoco tre volte, colpendo Pierpaola alla nuca, dunque di spalle, e al petto. I tre proiettili non lasciavano scampo alla poliziotta che moriva sul colpo.
Il suo assassino saliva a bordo di una Chevrolet bianca e si fermava a nemmeno 300 metri dal luogo del delitto, in un parcheggio di via Nino Tamassia. L’uomo poggiava la canna della pistola sul mento e premeva il grilletto. Anche per lui niente scampo. Sul luogo si recavano le volanti di zona ed i colleghi delle due vittime basiti e visibilmente sconvolti. Poco dopo giungeva sotto casa anche il marito della vittima, Adalberto Montanaro, anche lui agente di polizia con il grado di ispettore presso il commissariato Sant’Ippolito dove per qualche anno aveva lavorato anche la moglie. L’uomo aveva saputo dell’omicidio via radio e aveva riferito ai colleghi frastornati che quella poliziotta a cui avevano sparato poteva essere sua moglie.
L’avvio delle indagini, coordinate dalle Pm Antonia Giammaria e Antonella Pandolfi, è stato contestuale al rinvenimento dei corpi senza vita dei due agenti. E’ probabile che Carpineti, di cui Pierpaola aveva paura specie negli ultimi tempi per i suoi comportamenti violenti, non avesse condiviso la decisione della donna di troncare il loro rapporto adulterino. Anzi pare che l’omicida temesse che Pierpaola potesse riallacciare i rapporti con il marito anche a seguito di un peggioramento delle sue gravi condizioni di salute che l’avrebbero costretta ad allontanarsi da quell’uomo morbosamente attaccato a lei. Per altro la donna, il giorno del decesso, si sarebbe dovuta presentare in ospedale per un primo ciclo di chemioterapia al seno, attesa l’infausta diagnosi di tumore.
Da quanto si è appreso Massimiliano Carpineti, originario di Cori ma residente a Cisterna di Latina, da un paio di giorni non era in servizio perché aveva chiesto e ottenuto un breve periodo di ferie. La pistola d’ordinanza con la quale ha poi consumato l’omicidio-suicidio l’aveva portata con sé e non lasciata, come al solito, dentro l’armadietto blindato dell’ufficio. Dunque l’assassino avrebbe premeditato di usarla proprio contro quella donna che da un giorno all’altro non avrebbe fatto più parte della sua vita.
Pierpaola Romano amava il suo lavoro ed era considerata da tutti brava e generosa. Originaria di Marzano Appio, in provincia di Caserta, la sovrintendente viveva a Roma da oltre 20 anni e si era occupata di contrasto della criminalità organizzata legata al ciclo dei rifiuti e ai reati ambientali. Anche il figlio Riccardo, di 22 anni, lavora da poco nelle forze dell’Ordine a Piacenza ed è rimasto sconvolto come il padre nell’apprendere la tragedia che ha colpito non solo la famiglia ma l’intero corpo della polizia di Stato e la capitale tutta:
“Un ennesimo, inaccettabile femminicidio – ha detto Roberto Gualtieri, sindaco di Roma – quello di Pierpaola Romano, uccisa senza pietà. Ancora un delitto atroce che vede una donna vittima della violenza inaudita di un uomo”.