L’ultimo esperimento, tutto isolano, si rivelò un flop macroscopico dove inefficienza dei servizi e cattiva gestione amministrativa ne determinarono il fallimento.
Tra sogni infranti e delusioni la Sicilia continua a reclamare pari dignità, per ottenere voli con tariffe fisse. Si parla tanto di creare una “compagnia aerea siciliana” per garantire e rendere fruibile a tutti, con volo low cost, la possibilità di spostarsi senza dover affrontare costi proibitivi per l’acquisto del biglietto aereo.
Certamente le esperienze imprenditoriali passate sono state tutte negative e prive di quello spirito manageriale che, invece, meriterebbero i siciliani, i quali hanno potuto beneficiare di voli a basso costo solo per 18 anni, tra la gestione di Crispino e quella di Pulvirenti.
“Air Sicilia” fu fondata da Luigi Crispino e Antonio Carotta nel 1994 e cessò il servizio, per problemi finanziari, nel 2002. “Wind Jet” nacque nel 2003 per volontà dell’imprenditore Antonino Pulvirenti e sospese i voli ad agosto del 2012. Entrambe volevano sfruttare le difficoltà isolane dei residenti per fare business, hanno tentato di fornire un servizio utile, ma il risultato è stato fallimentare.
Pur per diversi motivi e con differenti presupposti, entrambe le aziende low cost siciliane, sia quella di Crispino che quella di Pulvirenti, hanno fatto svanire il sogno dei siciliani di sentirsi uguali agli altri cittadini italiani almeno negli spostamenti in aereo, considerata l’inefficienza, ancora attuale, delle linee ferroviarie sull’isola e la mancanza assoluta dell’alta velocità. Ciò che importa sono i risultati e, anche con il più straripante ottimismo, il timore è che non si potrà mai raccontare un lieto fine.
Non rimane altro che rassegnarsi e condividere l’inettitudine di imprenditori e politici? Certamente no, permane la speranza concreta che un sussulto di orgoglio e di competenza possa modificare il trend avverso. Da un po’ di tempo si sta nuovamente parlando di creare una nuova compagnia aerea siciliana, questa volta con la Regione partner almeno al 50%, come affermato più volte dal presidente Nello Musumeci. Così come è stata introdotta una norma nazionale con la quale, in ragione della “continuità territoriale della Sicilia”, sono state previste risorse per 25 milioni a decorrere dal 2021.
Attenzione, però, che questa vicenda non finisca come il progetto del ponte sullo stretto, di cui si è parlato per decenni come soluzione ideale, senza poi concludere nulla se non ulteriori danni economici. Per il “ponte che non c’è” diversi politici, regionali e nazionali, sono stati acclamati con valanghe di voti, come degli autentici innovatori a cui stava a cuore il benessere della Sicilia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Concepire una compagnia aerea siciliana non è facile perché servono tanti soldi che la Regione, al momento, non ha; così come non vi sono previsioni, nella programmazione nazionale ed europea, di un acquisto di aeromobili. Oltretutto bisogna stare attenti soprattutto ai soci privati che si proporranno, con i quali la Regione dovrà avviare un percorso progettuale, onde evitare ulteriori danni come nel recente passato, anche d’immagine.
L’obiettivo di interrompere l’oligopolio sulle tratte siciliane è meritevole, purché non diventi solo una bandiera elettorale da sventolare in assisi politiche. Fidarsi delle amministrazioni pubbliche è un’avventura e immaginare di offrire prezzi bassi a fronte di alti costi di gestione rischia di portare al fallimento.
Sogni e proclami possono infrangersi contro l’inefficienza della politica, dove chiacchiere e proclami sono ormai dna. Servono imprenditori che abbiano una visione nitida e gli strumenti finanziari per creare una compagnia che disponga fin dall’inizio di più aeromobili efficienti, in grado di affrontare il rischio d’impresa con consapevolezza e nell’interesse di una terra molto spesso tradita da avventurieri e speculatori. Non si può sempre rimanere tra le nuvole e sognare un futuro diverso: bisogna virare sulla concretezza ad “ali spiegate”.