Un sistema di scrittura solo al femminile

E’ esistito, nel corso dei secoli, un sistema di scrittura solo al femminile che i maschi, poverini, non riuscivano a decifrare.

Roma – Si trattava di scarabocchi, simboli astrusi scritti su fazzoletti e ventagli. Era l’unico modo per le donne cinesi di uscire dall’emarginazione sociale, costrette com’erano, a restare in casa coi piedi fasciati attraverso cui manifestavano la loro umiliazione e prostrazione. Questo tipo di scrittura si è sviluppato nella provincia di Hunan. Per secoli le donne cinesi hanno gridato la loro angoscia attraverso questa sorta di corrispondenza segreta, che spesso veniva eliminata.

Solamente negli anni ’80 del secolo scorso è stato riscoperta e definita col nome di Nüshu, che significa “scrittura femminile”. E’ una scrittura fonetica, ossia rappresentata graficamente da suoni linguistici, letta da destra a sinistra, inclusa nello standard Unicode da giugno 2017. Quest’ultimo è un sistema di codifica universale dei caratteri. Il termine deriva dall’inglese “Universal Character Encoding”. Si tratta di uno standard per la codifica dei caratteri scritto in rappresentazione binaria, che permette di salvare ed elaborare i testi con sistemi digitali. Il Nüshu, è il risultato della miscela di quattro dialetti locali, da cui è nata quella che è stata descritta dagli autoctoni “scrittura a zanzara” per le sue sembianze affusolate.

Nüshu la lingua “segreta” delle donne cinesi

Questo sistema era usato per le autobiografie, lettere tra parenti o le cosiddette “missive del terzo giorno”. Non si tratta del “terzo giorno” in cui nostro Signore resuscitò e salì al cielo secondo le Sacre Scritture, bensì una nota beneaugurante recapitata ad una sposa dagli amici tre giorni dopo il matrimonio. Era un modo nascosto, l’unico a disposizione data l’impossibilità di scrivere o di esternare le proprie opinioni. Ma era anche una sorta di legame tra donne, che tentavano di alzare la testa contro una società patriarcale che le opprimeva. Con la Rivoluzione Culturale dei comunisti cinesi, il Nüshu iniziò la fase dell’oblio al punto che chi veniva scoperto ad utilizzarlo, rischiava il carcere.

Al contrario, oggi questa scrittura ha suscitato un grande interesse nazionale e internazionale, tanto che nel 2022 è stato presentato al pubblico un documentario “Hidden Letters” (Lettere Nascoste). Ma mentre le donne sono orientate a salvaguardare questa antica lingua, i maschi pensano solo a ricavare profitto dal suo “revival”. Per secoli il Nüshu è stato l’unico strumento al femminile per manifestare la propria insofferenza al potere maschile, una sorta di comunicazione nascosta e ben custodita. Un modo per lamentarsi degli accadimenti che erano costrette a subire. Alla refrattarietà maschile, le donne oppongono la loro perseveranza nel preservare non soltanto il testo, ma il suo spirito e la storia che nasconde.

L’antica tradizione del Nüshu, fatta di canti, poesia e calligrafia

Già tante generazioni precedenti avevano cercato di trasmettere alle nuove che i canti, la poesia e la calligrafia del Nüshu erano il frutto del bisogno, da parte delle donne, di resistere non senza difficoltà a condizioni avverse e fastidiose. Un modo per sopravvivere, ascoltando il dolore l’una dell’altra e per sostenersi a vicenda. Quindi, conoscere questa storia rappresenta un’occasione per riflettere sulla libertà delle donne cinesi e non solo, sia nelle condizioni economiche raggiunte oggi dalla Cina, sia in rapporto al mondo globalizzato. Se corrisponde al vero che oggi, mogli e figlie, sono dotate di più libero arbitrio rispetto ai periodi in cui erano sottomesse al patriarcato, è altrettanto vero che il percorso verso la completa emancipazione è ancora lungo e irto di difficoltà.

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