Un eskimo anche per le partite Iva

Elly Schlein a Crevalcore a fianco dei lavoratori della Marelli, ma l’attraversata del deserto per riconquistare il mondo del lavoro è soltanto all’inizio. E non è detto che riesca.

Roma – Sarà stata la suggestione americana di Joe Biden, il presidente “picchettaro”, immortalato in Michigan davanti ai cancelli di una fabbrica insieme agli operai del settore auto Usa impegnati da settimane in uno storico sciopero per rivendicare aumenti salariali e diritti; o forse l’involontario contagio dell’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, rientrato di fresco nel Pd, a suo dire finalmente libero dai renziani, fatto sta che dopo l’estate militante passata alle feste dell’Unità, la segretaria dei democratici Elly Schlein ha dato il via ad un personale autunno presidiante.

Il vecchio Joe “Picchettaro”, foto di Evan Vucci

Di eskimo vestita – sarebbe troppo definirlo innocente come quello di Guccini – la Schlein ha raggiunto Crevalcore e i cancelli della Magneti Marelli, fabbrica di proprietà del fondo americano KKK i cui vertici italiani hanno annunciato la prossima chiusura, per schierarsi a fianco degli operai in lotta: in ballo c’è il destino di 230 famiglie stritolate all’interno del processo di transizione della mobilità verso l’elettrico.

Di per se non la cosa non dovrebbe nemmeno fare notizia. Ci mancherebbe che la segretaria del più importante partito della sinistra italiana non si schieri a fianco delle tute blu, soprattutto se dall’altra parte della barricata il padronato sembra far prevalere la mera logica del profitto. E invece la notizia c’è eccome, perché da qualche anno il Pd ha avuto più di una remora a prese di posizione così nette, facendo prevalere quel profilo riformista che nei fatti, e nelle decisioni elettorali di molti operai, ha finito per identificarlo con il partito che ha abolito l’articolo 18 e introdotto con il jobs act, comunque la si pensi proposito, una consistente liberalizzazione nel mondo del lavoro.

Elly Schlein ai cancelli della Marelli

Dunque Elly Schlein ha lasciato la comfort zone della Ztl (Zona a traffico limitato), i quartieri bene delle grandi città dove il Pd fa incetta di voti radical chic, per tornare a battere la provincia e confrontarsi con pezzi del suo, spesso, ex elettorato. Ha raccolto la Schlein una non scontata apertura di credito, ma la traversata del deserto che attende la segretaria per tornare a rappresentare il mondo del lavoro è solo all’inizio. E Crevalcore non può essere ritenuto l’indizio di un nuovo sentire, perché la vertenza del Bolognese è in mano alla Fiom della Cgil e vede protagonisti operai sindacalizzati consapevoli dei loro diritti, interlocutori pur sempre “leggibili” per i democratici.

Diverso sarà per Schlein e i suoi ristabilire, o stabilire per la prima volta, una connessione con quel mondo del lavoro disgregato e frammentato composto da partite Iva, padroncini, liberi professionisti, artigiani e piccoli imprenditori. Lottano anche loro per la sopravvivenza come quelli di Crevalcore, soltanto che i loro “nemici” non sono americani ma made in Italy, si chiamano burocrazia e non di rado Fisco, quando diventa esoso e implacabile. Riconoscerne l’esistenza, ancora prima delle ragioni, sarebbe già una rivoluzione, tanto da meritarsi un eskimo.

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