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Uccisa dal figlioletto mentre giocava con la pistola

La casalinga marocchina sarebbe stata uccisa da un colpo alla tempia sparato accidentalmente dal bambino che giocava con la pistola del vicino di casa. Rimane da scoprire se entrambi i fratelli stavano giocando con l’arma e come se la siano procurata. I carabinieri hanno sequestrato le altre armi del proprietario della cascina.

ARIANO POLESINE (Rovigo) – Non si è trattato di femminicidio ma di un gioco finito male. La donna di origini marocchine sarebbe stata uccisa da un proiettile calibro 22 sparato dal figlioletto di 8 anni che giocava con la pistola del padrone di casa. Sarebbero giunti a questa conclusione gli investigatori che indagano sulla morte di Rkia Hannaoui, 31 anni, casalinga marocchina, sposata con due figli di 8 ed 11 anni, deceduta in ospedale dopo una breve e straziante agonia.

La cascina teatro della tragedia

Il medico legale, nominato dalla Procura di Mantova, aveva rilevato una ferita d’arma da fuoco nella regione temporale sinistra dove il proiettile ha lasciato un foro d’ingresso riconducibile al calibro 22 LR, sparato da una pistola, per poi fermarsi all’interno dell’organo in area temporo-parietale. In questa sede l’ogiva avrebbe provocato danni irreversibili e incompatibili con la vita. Il proiettile, una volta estratto, è stato consegnato al Ris per i rilievi balistici. C’è da dire che, visto il calibro ed escludendo uno sparo a bruciapelo, l’arma poi ritrovata in un campo attiguo alla cascina, potrebbe aver fatto fuoco a distanza e dopo diversi rimbalzi avrebbe centrato la donna che si trovava in cucina.

Il racconto di come sarebbero andate le cose è affidato alla testimonianza del marito, Asmaoui Lebdaoui, 52 anni, operaio marocchino, che il giorno del delitto, in orario compatibile con la tragedia, si sarebbe trovato presso la ditta Romea Rottami, azienda di recupero di ferro e assimilati, dopo aver lasciato in casa moglie e figli intorno alle 13:

”Sono arrivato in quella azienda intorno alle 14 perché cercavo dei pezzi di un motore che volevo aggiustare – racconta Lebdaoui –  mia moglie si trovava a casa, in cucina, e aveva in mano il telefonino perché stava video-chiamando sua madre, che si trova in Marocco. Il bambino più piccolo era con lei. È stato lui a raccontarmi che all’improvviso la mamma è crollata a terra, come per un malore, e ha sbattuto la nuca sul fornello. Lui si è avvicinato allo schermo e ha detto alla nonna: mamma è caduta. Poi è corso ad avvisare il fratellino più grande, che mi ha telefonato…”.

Asmaoui Lebdaoui

Dopo l’allarme sul posto si sono recati i carabinieri di Rovigo ed i soccorsi del 118 che hanno tentato di rianimare la donna poi deceduta in ospedale. Le indagini, coordinate dal procuratore Manuela Fasolato, avrebbero subito accertato che non si sarebbe trattato di un incidente domestico ma dell’esplosione di un colpo accidentale sparato dalla pistola di Giacomo Stella, proprietario del fabbricato rurale bifamiliare, che non si sa come sarebbe finita nelle mani del piccolo di 8 anni.

Successivamente i militari hanno ascoltato diverse persone una delle quali avrebbe confermato la telefonata fra la vittima e la madre in video-chiamata. Oltre alla donna e ai due figlioletti pare fosse presente sulla scena del crimine anche lo stesso Stella, che risiede al piano superiore del casolare. I carabinieri provvedevano al sequestro dei fucili da caccia legalmente detenuti dal pensionato ma pare che alla conta delle armi sia mancata proprio una pistola, regolarmente registrata.

Giacomo Stella, proprietario della cascina

Stella avrebbe anche un alibi, confermato dal figlio maggiore della coppia. Il ragazzino infatti avrebbe confermato che al momento del delitto, verso le 16.30, l’uomo si trovava con lui in giardino per coprire alcune buche con del terriccio. Subito dopo sarebbe accorso urlando il fratello più piccolo che chiedeva aiuto dopo aver visto la madre stramazzare al suolo con un rivolo di sangue che le scendeva dalla testa. Anche Stella, come il marito di Rkia Hannaoui, sosteneva la tesi dell’incidente ma gli orari non combaciano:

”È morta perché ha sbattuto la testa contro un fornello – avrebbe riferito il padrone di casa – é svenuta perché stava senza mangiare, per il Ramadam. La mattina le dicevo – prendi un po’ di caffellatte. Chi vuoi che vada a sparare a quella ragazza che, poverina, non parlava con nessuno?..”.

Al centro la cascina, a sinistra il capannone dove pare fossero detenute le armi poi sequestrate

La pistola ritrovata nelle vicinanze della cascina era carica e gli inquirenti dovranno stabilire come sia finita nella mani del minore per poi scoprire chi l’abbia nascosta. Pare che il cacciatore tenesse le sue armi dentro un capannone ubicato a pochi metri dalla cascina e che la porta del fabbricato non fosse chiusa a chiave.

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