L’assenza di movente è alla base di questo inspiegabile delitto per il quale è sospettato un uomo, fresco di pensione, ai danni della cognata, madre di 3 figli. Il presunto omicida dice di non sapere perché abbia sferrato la coltellata fatale.
GIARRATANA (Ragusa) – Rimane un giallo il movente della morte di Rosalba Dell’Albani, 52 anni, impiegata, sgozzata con un coltello dal cognato, il pensionato Mariano Barresi di 65 anni. L’uomo ha confessato il delitto, addebitando il suo folle gesto alla depressione e a un raptus omicida. Motivazioni che non hanno affatto convinto gli inquirenti, più propensi a ipotizzare un omicidio premeditato e con una precisa e feroce determinazione da parte del reo confesso.
Il grave fatto di sangue si è consumato il 4 marzo scorso in via Andrea Costa dove abita la madre della vittima. Rosalba Dell’Albani, sposata con un brigadiere dei carabinieri e madre di 3 figli di cui uno con la stessa uniforme del padre, si trovava in casa della madre, malata da tempo, dove vivono anche due sorelle. Nella medesima palazzina, al secondo piano, abitava anche il presunto assassino, marito della sorella maggiore della vittima, che poco prima dell’alba sarebbe sceso al piano terra dove si trovavano le 4 donne. Una volta entrato nell’appartamento, con la porta della scala interna aperta, Mariano Barresi si sarebbe avventato sulla donna, che dormiva in un lettino accanto alla madre, colpendola con un solo fendente mortale al collo, sferrato con un acuminato coltello da cucina.
Subito dopo il pensionato informava dell’omicidio la sorella e attendeva i carabinieri in casa. Ai militari sopraggiunti immediatamente l’uomo confessava di “avere commesso una fesseria ma di non sapere perché l’avrebbe compiuta”, nulla indicando però sulle ragioni del delitto. La vittima era una donna tranquilla, tutta casa e lavoro.
Dell’Albani, infatti, era dipendente dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa e non aveva occhi che per la famiglia ovvero per il marito, in servizio a Ragusa, e per i suoi 3 figli, di cui uno pure lui carabiniere in servizio in Calabria, il secondo militare di stanza a Messina, ed il più piccolo studente all’istituto alberghiero. Una famiglia modello senza ombre e molto conosciuta in paese. Dunque perché Mariano Barresi avrebbe ammazzato la cognata? Il pensionato è stato poi interrogato nella caserma dei carabinieri del comando provinciale di Ragusa, davanti al procuratore Fabio D’Anna e al sostituto Emanuele Ferdinando Vadalà, ai quali confessava l’omicidio.
Alla presenza del difensore, l’avvocato Sergio Crisanti, l’ex magazziniere ha detto di sentirsi particolarmente depresso negli ultimi tempi forse a causa della sopravvenuta pensione, iniziata due anni fa. Barresi ha sostenuto di non sapere perché ha ucciso la donna, atteso che con quest’ultima non c’erano contrasti. Il 7 marzo scorso, nel carcere di Ragusa, si è svolta l’udienza di convalida del fermo del presunto assassino Barresi il quale ha ripetuto al Gup, Ivano Infarinato, di sentirsi oppresso e di aver agito senza una motivazione precisa, di essersi alzato dal letto, di essersi vestito, di aver preso un coltello dalla cucina e di essere sceso al piano terra senza una meta. Giunto davanti all’appartamento dove dormivano le 4 donne Barresi sarebbe entrato nell’appartamento della suocera dove colpiva a morte Rosalba, a cui voleva bene come una sorella, senza ragione.
L’indagato per omicidio volontario aggravato confessava al Gup altri particolari inquietanti: l’uomo era convinto di essere seguito da qualcuno che lo pedinava e di aver visto stazionare sotto casa, e più di una volta, diverse auto scure di grossa cilindrata i cui occupanti avrebbero controllato ogni suo movimento. Il Pm Emanuele Ferdinando Vadalà ha chiesto ed ottenuto la convalida del fermo mentre il difensore ha chiesto al Gup, in via preliminare, una perizia psichiatrica poiché, ad oggi, non c’è mai stata alcuna diagnosi circa le possibili turbe psichiche di Barresi.
Solo in una fase successiva si potrà decidere se le condizioni dell’uomo sono compatibili con la detenzione in carcere, o se l’indagato dovrà attendere il processo ai domiciliari oppure presso una struttura protetta. Considerando anche l’evenienza che Barresi potrebbe essere assegnato ad altra struttura psichiatrica per la detenzione, come le Rems. L’arma del delitto è stata recuperata dai carabinieri sulla scena del crimine mentre la Procura iblea ha disposto l’autopsia per la vittima.