Adamo Sardella ferisce a morte Irene Margherito, poi punta l’arma contro il nuovo compagno della donna, salvato dalla pistola inceppata.
MESAGNE (Brindisi) – I morti potevano essere due se non si fosse inceppata la pistola del presunto killer. Subito dopo l’omicidio l’uomo è stato arrestato, forse i forti dissidi familiari alla base del fatto di sangue. Adamo Sardella, 55 anni, pare non perdesse occasione per litigare con la cognata Irene Margherito, 47 anni, vedova dal 2011 del fratello di Adamo. Non banali litigi quotidiani ma dieci anni di marcate incomprensioni, beghe tra parenti e ripicche che avrebbero dilaniato le due famiglie legate dal matrimonio di due sorelle con due fratelli. La sorella della vittima, infatti, ha sposato il presunto assassino, mentre la donna, dopo la morte del marito, si era rifatta una vita con un nuovo compagno.
Probabilmente la presenza dell’uomo non era stata tollerata da Sardella che dopo uno scambio di messaggi e telefonate con i parenti rivali avrebbe accettato l’invito ad un incontro chiarificatore che si sarebbe dovuto svolgere domenica 26 maggio fra le 13.30 e le 13.45. I congiunti delle due famiglie si sarebbero incontrati davanti alla sede di un’azienda situata sulla complanare della strada statale 7 Brindisi – Taranto, nei pressi della Cittadella della Ricerca, in agro di Mesagne. Sardella arriva a bordo della sua auto, una Wolkswagen Golf, condotta dal nipote che non sarebbe indagato.
La cognata e il nuovo compagno restano dentro la loro Nissan Juke. Sardella scende dalla vettura, impugnando una semiautomatica 7.65 con matricola abrasa e spara: il primo proiettile manda in frantumi il finestrino e raggiunge Irene Margherito alla testa provocando una lesione letale tanto da provocarne il decesso dopo 24 ore. Sardella apre ancora due volte il fuoco puntando la canna della pistola in direzione del compagno della vittima e preme il grilletto. L’arma però s’inceppa, l’uomo tenta di tirare ancora il carrello ma niente da fare. La pistola è bloccata. Il compagno di Irene, dunque, ha tutto il tempo di difendersi e impugna il fodero di una katana che si era portata appresso e colpisce Sardella che punta di nuovo l’arma verso il compagno della cognata, ormai priva di sensi e immersa nel suo sangue sul sedile passeggero.
La 7.65 è inutilizzabile ed i due uomini vengono alle mani mentre sul posto, in pochi istanti, giungono altri parenti e le volanti della polizia sirene spiegate. I soccorritori del 118 faranno ogni sforzo per strappare alla morte Irene Margherito che morirà il giorno dopo nel reparto di rianimazione dell’ospedale Perrino. La donna lascia un figlio di 25 anni ed una figlia più grande sposata di recente e che a breve l’avrebbe resa nonna.
Gli agenti del commissariato di Mesagne, diretti dal vicequestore Giuseppe Massaro, ed i colleghi della Mobile brindisina, delegati alle indagini dal Pm Paola Palumbo che coordina l’inchiesta, hanno raccolto ogni indizio utile a comprendere come si siano svolti realmente i fatti. Una telecamera di sorveglianza avrebbe ripreso tutte le fasi dell’omicidio mentre Adamo Sardella, difeso dall’avvocato Vito Epifani, dopo le incombenze di rito veniva tradotto in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato, porto e detenzione illegale di armi e munizioni.
L’uomo davanti al Gip del tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, e alla presenza del Pm e del difensore di fiducia, nell’ambito dell’udienza di convalida dell’arresto, ha raccontato la sua verità rispondendo alle domande dei due togati. Anche il nipote di Sardella e il compagno della vittima venivano accompagnati in commissariato e quest’ultimo veniva denunciato per porto illegale di arma bianca. La famiglia di Irene Margherito ha dato il consenso alla donazione degli organi.
La vittima, infatti, aveva formalmente espresso in vita la volontà di donare i propri organi e i familiari hanno rispettato la sua decisione senza esitazione. La fase di osservazione per l’accertamento della morte cerebrale è cominciata intorno alle 15 del 27 maggio e si è conclusa intorno alle 21. Le attività di prelievo sono iniziate il 28 maggio scorso e sono state eseguite dall’équipe di Chirurgia generale e Cardiochirurgia del Policlinico di Bari di concerto con i colleghi di Urologia di Brindisi, di Anestesia e Rianimazione, e del Blocco operatorio dell’ospedale.