Dalla Sicilia alla Lombardia lo scarso senso civico potrebbe compromettere gli sforzi di tutti per arginare la maledetta infezione
MILANO – Mi sa che gli italiani hanno capito “Tutti al mare”, invece di “Tutti a casa”. E dopo Catania anche Milano (ma anche tante altre città italiane) dà un pessimo esempio sull’osservanza delle restrizioni sulla mobilità imposte dal decreto Conte. Giorni addietro numerosissime persone, complice un clima beffardo, si sono riversate sui Navigli per passeggiare come se nulla fosse. Come se non fossimo in guerra contro un nemico che non risparmia nessuno.
La situazione è quella quasi da ecatombe e che cosa rispondono gli intervistati alle domande dei giornalisti? Non ci possono tenere a casa! All’imbecille di turno rispondiamo che le autorità di governo, tramite le forze di polizia ed i militari, potrebbero fare molto ma molto di più per impedirci comportamenti insensati e che potrebbero attentare alla salute pubblica. Dunque un richiamo alla disciplina, in questi casi, diventa davvero salvavita.
A Catania polizia e carabinieri hanno proceduto a denunciare gli scalmanati del quartiere San Cristoforo che, nei giorni scorsi, avevano realizzato un video nel quale si inquadravano chiaramente una decina di persone “assembrate” accanto ad alcuni esercizi commerciali aperti. Le forze dell’ordine hanno identificato non solo i protagonisti della registrazione, divenuta poi virale in rete, ma anche l’autore del filmato. Tutti sono stati deferiti all’autorità giudiziaria.
Ma si trattava di una decina di persone mentre a Milano, dove si fanno sempre le cose in grande, le persone erano mote di più e identificarle tutte diventerà un problema nonostante polizia e vigili urbani sino intervenuti per limitare gli accessi sulle strade, denunciare le persone inadempienti e chiudere alcuni locali aperti che non rispettavano la normativa di sicurezza in vigore. Il giorno dopo i Navigli sono tornati silenziosi e non c’è un locale aperto, come è giusto che sia. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha minacciato, ma c’era da aspettarselo, il divieto delle attività motorie se la grave situazione di stupidità pubblica non dovesse rientrare. E, come al solito, ne faranno le spese anche i cittadini che, per patologia, debbono necessariamente muoversi per non aggravare le loro condizioni invalidanti.
Probabilmente, e qualora si arrivasse a queste misure drastiche, si potrà effettuare attività motoria solo se prescritta dal medico di famiglia o dallo specialista con enorme nocumento per chi, in tutta sicurezza, si sgranchiva le gambe da solo e distante da tutti. Ma che vogliamo farci? La mamma degli imbecilli è sempre incinta e forse ancora in pochi hanno compreso che si muore con una facilità estrema nonostante vi siano alcuni accenni ad una pur minima riduzione del fenomeno patologico il cui picco massimo, come pare, tarda a farsi vedere. Nella speranza che non si faccia mai vivo rimaniamo “Tutti a casa” perché per andare “Tutti al mare” c’è tempo. Più osserviamo le regole, prima si apriranno le porte della libertà.