Se non ci saranno incentivi concreti e subito il comparto, già allo stremo, non potrà resistere un altro mese. Dal governo garanzie reali non promesse da marinaio.
Ancora notte fonda per i lavoratori stagionali. Le prospettive per la ripresa del lavoro sono sempre più remote ed oltre a questo si aggiungono le ansie per la mancata erogazione dei 600 euro previsti dallo Stato. La regressione prodotta dal Covid-19 sta progressivamente colpendo al cuore l’economia italiana e lo sta facendo interessando anche quel settore che da sempre è stato uno dei fiori all’occhiello del Bel Paese: il turismo. Un comparto che da solo è capace di produrre 40 miliardi all’anno. Una cifra non trascurabile per il Pil di qualunque nazione, figuriamoci per l’Italia.
“…Il governo ha tutelato – spiega Andrea Ciampini, vicepresidente dell’ANLS, Associazione Nazionale Lavoratori Stagionali – tramite il bonus di 600 euro solo le ditte del turismo e degli stabilimenti termali, ovvero coloro che rientravano nel codice Ateco. Il problema è che molti lavoratori stagionali, pur avendo i requisiti per il sussidio, sono rimasti fuori. Questo è avvenuto perché l’esecutivo ha voluto fare due codici differenti: uno per le aziende (Ateco) e uno per i lavoratori (Uniemens). Al momento le famiglie colpite da questo errore sono circa 200.000 mila. Inoltre, la riapertura delle attività turistiche slitterà sicuramente fino a fine maggio, questo per molti vuol dire 2 mesi senza paga. A gravare ancor di più la situazione è la questione che concerne chi è impegnato nei supermercati dei centri turistici, i fruttivendoli e tutte le figure dell’indotto. Per loro mancano ancora le adeguate tutele…”
La situazione appare estremamente complicata. Non solo, la riduzione delle prenotazioni e la diminuzione della mole di lavoro, costringerà i proprietari delle strutture estive a ridurre notevolmente l’organico. Un fattore non da poco se si considera che la maggior parte dei lavoratori stagionali vive con la Naspi per i mesi di inattività. Chi, infatti, non verrà assunto o lavorerà meno di 30 giorni non potrà richiedere la disoccupazione per il 2020.
“…Il problema vero – aggiunge Ciampini– è che molti pensano che il lavoratore stagionale sia soltanto il ragazzo universitario o l’occasionale di turno. In realtà non è così. Ci sono interi nuclei familiari che si sostengono con i redditi della stagione e che, per impossibilità logistiche, gli altri sei mesi vivono grazie alla disoccupazione…”.
Intanto sulle pagine social numerosi lavoratori stanno manifestando la loro amarezza. Nei commenti sotto i post della pagina dell’ANLS si possono leggere frasi piene di rancore e di rabbia. “…I notai e gli avvocati hanno preso il sussidio che toccava ad altre persone…Niente bonus nemmeno a me: commessa di abbigliamento di un negozio sul lago nel periodo estivo. Assurdo…Se il governo non interverrà, tra poco non potrò pagare l’affitto. State scherzando con il fuoco… Ero stato assunto per la prossima stagione, appena finita la scuola alberghiera. Poi mi hanno inviato la mail dicendomi che per il virus non facevano più assunzioni. E adesso?..”.
La bella stagione, si fa per dire, è alle porte con le sue magre prospettive. La “fase due” potrebbe rivelarsi ancora peggiore di quella attuale e intanto anche aprile volge al termine. L’esecutivo sembra giunto alle soglie dell’ultimatum: se non interverrà subito e con incentivi reali la situazione potrà degenerare in maniera irrimediabile. Non c’è più tempo.