Si aggrava la guerra commerciale: dal 15 febbraio gli USA ipotizzano dazi al 100% sui vini italiani. Sarebbe un disastro per tutta la filiera.
Il presidente Trump, non contento di quanto sta accadendo in Medio Oriente, minaccia in queste ore di rilanciare la guerra dei dazi e di colpire nuovamente i prodotti italiani, primi fra tutti vino, olio, formaggi e salumi, con dazi che possono arrivare fino al 100%.
Il prossimo 13 gennaio il panorama dell’export del vino italiano negli USA potrebbe cambiare radicalmente. La decisione definitiva è in mano al USTR, Office of United States Trade Rapresentatives, che valuterà la necessità di estendere i dazi commerciali fino al 100% del valore dei beni in ingresso nel territorio americano, posizione che riguarderà anche l’Italia. I dazi doganali potrebbero quindi colpire anche il mondo del vino, in una guerra commerciale tutta rivolta all’Unione Europea. La causa della controversia andrebbe ricercata nel mondo dell’aviazione civile, in relazione ai finanziamenti europei a Airbus (che danneggerebbero la concorrente americana Boeing). Ma cosa c’entrerebbe allora il mondo del vino? Che senso avrebbe colpire tutto il comparto vitivinicolo, produttori, distributori, importatori americani specializzati nel vino europeo? Si tratta di pretesti: alla base della più complessa guerra iniziata da tempo da Donald Trump ci sarebbe l’esigenza di dare evidenza ai prodotti americani nel tentativo di riequilibrare la bilancia del mercato interno.
Le conseguenze sono facilmente immaginabili, si prefigura un enorme danno commerciale per coloro che operano nel settore, a cominciare dai produttori, che in questi anni hanno destinato al mercato statunitense fino all’85% di quanto realizzato. Gli Usa sono considerati, infatti, la più importante piazza del mondo, con un’importazione di 5,2 miliardi di euro di vino. In primis si è mossa la Regione Piemonte, che, attraverso l’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa, ha chiesto un incontro al ministero dell’Agricoltura. Protopapa non ha nascosto la sua preoccupazione:
“La questione dei dazi minacciati dagli Usa sui vini, ma anche su tanti altri prodotti agroalimentari, italiani e piemontesi, come ad esempio i formaggi, è grave e crea timori su intere filiere.”
Secondo notizie che giungono dagli Usa, la proposta del Presidente Trump di alzare i dazi sui molti prodotti agroalimentari europei, vini italiani compresi, dal 25% al 100%, dovrebbe passare al Parlamento americano già entro il 13 gennaio. Se sarà approvata, i dazi saranno operativi a partire dal 15 febbraio. “Certo – aggiunge l’assessore Protopapa – è ora che Bruxelles si muova e metta in campo tutti gli strumenti di cui dispone per difendere gli interessi degli Stati membri. È stato perso fin troppo tempo”. Insomma, dopo Roma anche Bruxelles dovrebbe attivarsi per emulare l’atteggiamento della Cina, che è riuscita a portare Trump a un tavolo di trattativa e a limitare, così, i danni di un conflitto economico che danneggerebbe tutti.
Lo ricorda il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona, che precisa come: “in questo scenario di estrema incertezza l’Uiv ha agito da subito presso le istituzioni nazionali ed europee sollecitando un dialogo attivo con i nostri partner americani, per scongiurare un danno enorme e ingiustificato nei confronti del mondo del vino italiano”.
Uiv si sta fortemente mobilitando con gli importatori americani, supportati anche dall’Ambasciata d’Italia a Washington, per un’azione di coordinamento con i soggetti che verrebbero direttamente danneggiati dalle misure del governo statunitense. L’imposizione di un dazio al 100%, metterebbe completamente fuori mercato i vini italiani, con conseguenze disastrose per imprese, viticoltori e territori.
Americani, chi ama bere europeo dica al governo no ai dazi!