Truffa via SMS in Veneto: risparmiatore perde 105mila euro con il “vishing”

Bonifici e prelievi svuotano il conto dopo un falso messaggio della banca: l’Arbitro Bancario Finanziario impone un rimborso parziale.

Verona – Un risparmiatore veneto è caduto nella rete di una truffa via SMS, vedendosi prosciugare il conto corrente di 105mila euro. L’episodio, avvenuto lo scorso giugno, è l’ennesimo caso di “vishing” – una forma di phishing vocale sempre più diffusa – che ha sfruttato la fiducia della vittima per accedere ai suoi risparmi. Otto bonifici e tre prelievi, eseguiti in poche ore, hanno lasciato l’uomo senza un euro, ma una battaglia legale ha portato a un parziale risarcimento: 70mila euro riconosciuti dall’Arbitro Bancario Finanziario, che ha puntato il dito contro la banca per non aver attivato adeguati sistemi di sicurezza.

Tutto è iniziato con un messaggio apparentemente innocuo. Il testo, che sembrava provenire dal suo intermediario finanziario, avvisava il professionista veneto – la cui identità non è stata resa nota – di un’operazione sospetta legata alla sua carta di pagamento. “Chiami questo numero per maggiori informazioni”, concludeva l’SMS, indicando un recapito. Preoccupato, l’uomo ha composto il numero e dall’altra parte una voce rassicurante gli ha chiesto di accedere all’app della banca per verificare se il conto fosse stato hackerato. Un passaggio fatale: mentre lui seguiva le istruzioni, i truffatori hanno preso il controllo del suo account, svuotandolo con una serie di trasferimenti fulminei per un totale di 105mila euro.

Si chiama “vishing” (da “voice” e “phishing”) ed è una tecnica che utilizza il telefono per carpire dati sensibili, come codici bancari o credenziali di accesso. “È un fenomeno in crescita”, spiegano dalla Questura di Verona, “perché sfrutta la fiducia nelle comunicazioni ufficiali e la paura di perdere i propri soldi”. Una volta ottenute le informazioni, i malviventi agiscono rapidamente, lasciando le vittime impotenti. Nel caso del risparmiatore veneto, la truffa è stata scoperta troppo tardi, quando il danno era già fatto.

L’avvocato Pascale De Falco, che rappresenta la vittima, ha portato il caso davanti all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), organismo che risolve controversie tra clienti e banche senza ricorrere ai tribunali. La sentenza ha riconosciuto una “grave colpa” del risparmiatore, che ha fornito dati sensibili ai truffatori, ma ha anche condannato l’intermediario finanziario a risarcire 70mila euro. Il motivo? La mancata attivazione del servizio di SMS-alert, un sistema che avrebbe potuto segnalare in tempo reale i movimenti sospetti sul conto. “Un passo avanti, ma non basta”, ha commentato De Falco. “Le banche devono investire di più in sicurezza e informazione”.

La polizia lancia un monito: “Nessuna banca contatta i clienti via SMS per segnalare truffe, né chiede di chiamare numeri esterni”. Il consiglio è chiaro: ignorare questi messaggi, non fornire mai dati personali e contattare subito la propria filiale o il numero ufficiale dell’istituto. “Segnalare tempestivamente può fare la differenza”, sottolineano gli investigatori, che negli ultimi anni hanno registrato un’impennata di denunce per vishing, specie nel Nord-Est, dove i risparmiatori sono un target privilegiato.

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