Durante le indagini è emerso che l’organizzazione criminale locale aveva contatti con i cartelli colombiani per la fornitura di cocaina.
Trento – La ’ndrangheta muove i suoi tentacoli dalla Calabria fino al Trentino Alto-Adige. L’operazione condotta dalla squadra mobile di Trento, guidata da Tommaso Niglio, ha mostrato come l’ingerenza delle “locali” sia arrivata ormai a coprire tutto il Bel Paese. Nell’operazione Freeland sono state eseguite venti ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone ritenute associate alla mafia calabrese. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, sequestro di persona, illecita vendita di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, bancarotta fraudolenta, contraffazione di documenti e favoreggiamento.
L’attività degli inquirenti è cominciata circa due anni fa in seguito ad alcune dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha informato la Direzione distrettuale antimafia sulle attività illecita svolte al Nord. L’indagine, oltre a confermare le affermazioni del pentito, ha fatto luce sull’escalation iniziata negli anni ’90 della “locale” di Bolzano, con modalità analoghe a quelle delle ‘ndrine calabresi, in particolare della Italiano-Papalia di Delianuova (Reggio Calabria), di cui era diretta emanazione. Nel corso degli anni l’organizzazione mafiosa si è rafforzata, sostituendo la criminalità del posto nella gestione del traffico di stupefacenti, fino a diventarne il principale punto di riferimento per l’approvvigionamento nella regione. Durante le indagini è emerso che l’organizzazione “locale” aveva contatti con i cartelli colombiani per la fornitura di cocaina. Per la vendita al dettaglio degli stupefacenti, la ‘ndrina aveva stretto alleanze con alcuni gruppi di criminalità locale e del Triveneto, utilizzati anche per rifornirsi di armi, nonché con diversi appartenenti alla comunità rom della zona.
Nel corso dell’indagine gli investigatori hanno accertato episodi di estorsione e sequestro di persona messi in atto dagli indagati, nonché legami con altre ‘ndrine come i Barbaro-Papalia, egemoni a Platì, e gli Alvaro-Macrì-Violi di Sinopoli.