Trasformare le città in giardini urbani è fondamentale per il futuro nazionale

La politica ha finalmente compreso che rendere le città verdi è decisivo: aiuta la salute, la qualità di vita, il benessere psicologico e l’economia. Ma i passi da fare sono ancora tanti.

Roma – Per fare un albero ci vuole un fiore. Era il refrain di una sorta di filastrocca cantata nel 1974 del secolo scorso da Sergio Endrigo, dal titolo: Ci vuole un fiore. Ma oltre ai fiori, molto più prosaicamente ci vuole anche il vile denaro. Infatti, l’Italia ha festeggiato la “Giornata degli Alberi” il 21 novembre scorso con 6,6 milioni di nuove piante, grazie ai fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Sembra essere una miniera di pepite d’oro ‘sto PNRR, se a ogni piè sospinto viene invocato come taumaturgo risolutore, nonché panacea, di tutti i nostri guai!

Nella foto, sulla sinistra, il Bosco verticale di Milano, progettato dallo Studio Boeri.

Comunque lo scopo è assai nobile e di estrema utilità. L’investimento di alberi è orientato alla creazione di corridoi verdi fra città e campagne, a mitigare la calura estiva, a rafforzare il terreno per difendersi dalle cosiddette “bombe d’acqua” e ripulire l’aria inquinata. In seguito a questa decisione è stato varato dalle scuole il progetto “Educazione alla Campagna Amica”. Inoltre, Coldiretti (la principale organizzazione agricola nazionale), Federforeste (Federazione Italiana delle Comunità forestali) e Assofloro (Associazione florovivaistica e paesaggistica) hanno sviluppato un progetto volto alla creazione di foreste urbane per la connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a forte produttività e il patrimonio forestale nelle varie aree naturali.

È nota la scarsa disponibilità di aree verdi nelle nostre città, pari a soltanto 33,8 mq di verde urbano per abitante. Piantando nuovi alberi si assisterà ad una riqualificazione urbana dei parchi e giardini con effetti benefici sulla qualità dell’aria e la salute dei cittadini, oltre che sull’economia e l’occupazione. Secondo gli esperti una pianta adulta è capace di assorbire dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante ben 20mila kg di CO2 (Anidride Carbonica) annui. Inoltre, sono da considerare gli effetti di mitigazione sui microclimi metropolitani, ovvero sul complesso dei parametri ambientali (temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria) che condizionano lo scambio termico tra individuo e ambiente.

Secondo la vulgata scientifica più diffusa l’impatto positivo del verde sulla qualità dell’aria e sulla salute psico-fisica dei cittadini è insomma un fatto dimostrato. La diffusione della vegetazione nelle aree ad alta densità di popolazione causa una inferiore probabilità che compaiano alcune gravi patologie come il diabete, l’obesità e diversi disturbi psichiatrici.

Folle oceaniche adunate per il progetto Educazione alla Campagna Amica.

Punto cruciale di questo processo è il sostegno al comparto florovivaistico nazionale, che come tutti i settori ha patito i rincari energetici, con spese quasi raddoppiate. Eppure si tratta di un settore strategico per l’economia del Paese. Vale, infatti, 2,5 miliardi di euro, con 200mila occupati e 30mila ettari di territorio lavorati. Inoltre, 21500 imprese partecipano alla produzione sia di piante e fiori in vaso che da trapianto. Secondo Coldiretti:

Con una differente politica del verde pubblico potremmo affrontare meglio anche l’aumento esponenziale dei costi dell’energia che si è verificato quest’anno. Dobbiamo agire come sistema per creare un Paese diverso e migliore rispetto al passato usando i fondi per gli accordi di filiere con l’utilizzo di piante italiane per creare valore e bellezza sui territori, nelle grandi città come nei piccoli comuni”.

Sicuramente qualsiasi suggerimento e progetto che possa rendere più vivibili le zone urbane va incoraggiato e sostenuto. Soprattutto quella di piantare alberi nelle città fino a farle diventare foreste urbane. Però, poiché la loro crescita annuale è molto variabile, forse ci vorranno molti anni prima di vedere non dico una foresta urbana, ma un ampio giardino. E, nell’attesa, probabilmente, molti di noi saranno finiti… sotto a un cipresso.

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