Operazione di Gdf e DDA contro un’associazione criminale che simulava l’esistenza di imprese agricole: sospetti di legami alla mafia foggiana. Antoci: “Decisivo il Protocollo di Legalità inserito nel Nuovo Codice Antimafia”.
Pescara – Truffe all’Unione Europea per intascare milioni di euro di fondi pubblici per pascoli inesistenti. Dall’alba, è scattata la maxi–operazione “Transumanza”, condotta da nord a sud, dalla Guardia di finanza, diretta e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (D.D.A.) della Procura dell’Aquila.
Sono 75 i soggetti e gli enti coinvolti, con 25 misure cautelari personali, 16 perquisizioni e sequestri preventivi in esecuzione, anche grazie ai mezzi aerei del Reparto Operativo Aeronavale, in tutta Italia, tra Abruzzo, Puglia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Campania, per un giro di affari illecito su cui si sospetta abbia allungato la mano la “mafia foggiana”, visto il coinvolgimento di affiliati alle organizzazioni criminali del Gargano.
Le indagini, svolte in collaborazione con il Gruppo investigativo criminalità organizzata del Nucleo PEF di L’Aquila ed il Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie, sono durate 2 anni. I finanzieri hanno effettuato acquisizioni documentali, intercettazioni di oltre 100mila conversazioni, 8.000 interrogazioni alle banche dati ed accertamenti bancari su più di 270 conti correnti.
Il pool investigativo ha così tratteggiato l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla perpetrazione, con l’aggravante mafiosa, di frodi a danno del bilancio nazionale e comunitario, che sarebbe stata attuata mediante indebite richieste di contributi per il Fondo europeo agricolo di garanzia (F.E.A.GA) nel settore della Politica agricola comune (PAC).
Per truffare Bruxelles, l’associazione per delinquere, operativa dal 2014, di cui farebbero parte 13 persone, avrebbe simulato il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni e di corrispondenti titoli PAC, rilasciati gratuitamente dalla Riserva nazionale dei titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli.
Secondo gli investigatori, le nuove imprese agricole fittizie sarebbero state in combutta con altrettante società cooperative agricole o associazioni temporanee di imprese, costituite per fare incetta di migliaia di ettari di terreni la cui concessione ad uso civico veniva messa a bando dai Comuni.
Le frodi, accertate dai finanzieri, ammonterebbero a circa 5 milioni di euro. Somme sequestrate a 24 imprese agricole e 38 soggetti, accusati, a vario titolo, di autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, truffa aggravata ai danni dello Stato e per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Un plauso all’operazione arriva da Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi: “Questa operazione della Procura Distrettuale Antimafia di L’Aquila e della Guardia di Finanza ha dimostrato ancora una volta l’importanza del tema sul piano nazionale. Da anni si incassavano milioni di euro di Fondi Europei per l’agricoltura senza colpo ferire – continua Antoci – e mentre gli agricoltori venivano intimiditi, mentre magistrati e uomini dello Stato cadevano sotto i colpi di cosa nostra, mentre si piangevano i morti delle stragi, mentre accadeva tutto questo, si incassavano fondi pubblici con rendimenti che superavano anche il 2000%, neanche il mercato della droga. E dietro tutto questo c’erano le associazioni mafiose”.
Antoci prosegue sottolineando l’importanza della trasformazione in legge del Protocollo di Legalità sottoscritto nel 2015 in Sicilia, “cosa avvenuta a settembre 2017 ed oggi, dunque, Legge dello Stato nei tre cardini del Nuovo Codice Antimafia. Con l’applicazione del Protocollo di Legalità inserito nel Nuovo Codice Antimafia – conclude Antoci -, questo giochino viene definitivamente smantellato e le risorse comunitarie dedicate solo ad agricoltori ed allevatori per bene e non più ai mafiosi”.