Numerosi i lavoratori senza contratto, precari ed altri addirittura invisibili. Gli operatori dell’indotto culturale non ci stanno e annunciano manifestazioni di protesta.
Milano – Finalmente da qualche giorno il teatro La Scala ha riaperto i battenti. Porte aperte al pubblico con le cautele dovute. Le persone (massimo 500) saranno sistemate nei palchi e in galleria, mentre la platea rimarrà vuota e coperta dalla pedana costruita per permettere il distanziamento fra i musicisti dell’orchestra.
In scena Riccardo Chailly che ha diretto l’evento per celebrare i 75 anni del concerto della rinascita diretto da Arturo Toscanini l’11 maggio 1946. Per questo motivo l’importante appuntamento è stato trasmesso in differita su Rai5 e in streaming su RaiPlay con grande successo di pubblico e critica.
Lo stesso giorno sul celebre palco milanese si è esibita l’austriaca Wiener Philharmoniker con Riccardo Muti per l’ultima tappa della mini tournée italiana. Successo indiscusso anche per quest’altro evento. Insomma la cultura sembra ripartire almeno negli spazi istituzionali che se lo possono permettere. Tutto ciò dopo un mese di occupazione del Piccolo Teatro di via Rovello, durante il quale i lavoratori dello spettacolo hanno steso la bozza di una proposta di legge per riconoscere maggiori diritti a chi opera nel settore.
Mentre a Torino altri lavoratori hanno presidiato l’ingresso del Teatro Regio in occasione della rappresentazione de La Traviata, i manifestanti della centralissima Piazza Castello hanno posto i sigilli col nastro bianco e rosso alle porte per chiedere continuità di reddito e formazione retribuita e permanente:
“…Siamo qui – affermano i portavoce – perché non c’è nessuna ripartenza che possa dirsi dignitosa se non è inclusiva per tutti. Infatti ci sono ancora precari che continuano ad essere invisibili nonostante i proclami...”.
I lavoratori dell’arte chiedono che i teatri riaprano ma non alle indegne condizioni di sempre.