A Catania la Messa in memoria di Paolo Borsellino. L’arcivescovo Renna: “Onorare il suo esempio con coerenza e coraggio nella vita quotidiana”.
“Ogni anno ricordiamo Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta; ma il ricordo, da solo, non basta. Se queste giornate si limitano alla commemorazione, rischiano di diventare vuote. Il vero modo per onorare il sacrificio di Borsellino è raccogliere il suo testimone e trasformare la memoria in azione. L’Italia ha bisogno di meno parole e più scelte coraggiose”.
Questa affermazione di Agostino Sella, presidente dell’Associazione Don Bosco 2000, a 33 anni dalla strage di via D’Amelio, fa eco al messaggio dell’Arcivescovo di Catania Mons. Luigi Renna, che ha introdotto la tradizione di celebrare una Messa solenne in suffragio di Paolo Borsellino. alla quale hanno partecipato il Prefetto Pietro Signoriello, il Sindaco Enrico Trantino, i rappresentanti della Magistratura e delle Forze dell’Ordine e quest’anno ha partecipato anche l’UIR, Unione degli Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica.
Non dimenticare è un dovere. Onorare il loro esempio è un impegno quotidiano.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha evidenziato il messaggio pedagogico di Paolo Borsellino, la sua coerenza nella consapevolezza del rischio dopo l’uccisione di Giovanni Falcone, non si tirò indietro dal proprio lavoro, ma continuò ad andare avanti nella ricerca della verità per la giustizia e la legalità, garanzia per il bene comune.
La presenza nelle scuole delle foto di Falcone e Borsellino è una testimonianza viva che il loro sacrificio non è stato vano. La mafia non è solo un’organizzazione criminale: è una mentalità, una cultura dell’illegalità e della sopraffazione, che va smontata con il coraggio della verità e la coerenza dei comportamenti nella vita quotidiana”.
I messaggi commossi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni e dei presidenti delle Camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana mettono in evidenza la forte valenza simbolica del ricordo del magistrato palermitano che – come ha sottolineato il Capo dello Stato – “ha impresso un segno indelebile nella storia italiana”.
E’ compito di ciascuno cogliere la sfida culturale ed educativa, divenendo costruttori e “artigiani del bene” rifiutando la cultura dell’omertà e dell’indifferenza. È necessario scegliere da che parte stare e non voltarsi dall’altra parte. Solo così potranno costruirsi comunità giuste, inclusive e libere, nel segno della Giustizia e illuminati dalla Speranza. Solo così potremo dire che la morte di Falcone, Borsellino e degli uomini della scorta, non è stata vana.
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